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3/26/2013 | Massimo Morici
Un fondo di fondi finalizzato alla raccolta di risorse di investitori istituzionali, come fondazioni, assicurazioni, investitori previdenziali, iniziative governative e regionali, e al successivo investimento in fondi dedicati alle small caps. È quanto prevede il progetto “PiùBorsa” lanciato in questi giorni da Consob, Abi, Aifi, Assirevi, Assogestioni, Assosim, Borsa Italiana, Confindustria, Fondo Italiano d’Investimento e Fondo Strategico Italiano, che hanno sottoscritto un memorandum d’intesa contenente impegni e misure volte a promuovere una comune linea d’azione per lo sviluppo del mercato mobiliare nazionale.
In questo ambito, si legge in una nota, “al fine di convogliare le necessarie risorse allo sviluppo e al sostegno delle Pmi, il memorandum promuove, anche attraverso l’intervento di Assogestioni, il supporto allo sviluppo del Fondo di Fondi, che si impegna a proporre le caratteristiche di asset allocation che i fondi/veicoli devono rispettare per beneficiare dell’intervento del Fondo di Fondi”. Non solo. Gli esistenti fondi comuni, aperti e chiusi, potranno investire in Pmi quotande o quotate aventi le caratteristiche indicate dal memorandum d’intesa. Prevista la costituzione di nuovi fondi comuni d’investimento destinati ad investimenti nelle Pmi aderenti al progetto “PiùBorsa”, strutturati secondo modalità che non espongano al rischio di riscatto a breve termine.
L’iniziativa, prosegue la nota, “è nata dalla constatazione del sottodimensionamento della Borsa italiana, che la crisi finanziaria degli ultimi anni ha reso ancora più grave”. Nel corso del 2012, infatti, il numero di società quotate sul MTA è sceso da 263 a 255, mentre la capitalizzazione di Borsa, a fine 2012 pari a 364,1 miliardi di euro (pari a circa il 22% del Pil), molto distante da quella registrata in altri Paesi comunitari (oltre il 110% in UK1 e circa il 56% in Francia2). In questo contesto si conferma una consolidata avversione delle Pmi italiane verso il mercato del capitali: pur costituendo la parte preponderante del tessuto produttivo del nostro Paese (oltre il 77,5%), continuano a rappresentare, infatti, solo una percentuale ridotta (appena il 16,4%) delle società quotate.
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