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Mediobanca: che delusione i fondi italiani

8/6/2012 | Roberto Abate

I risultati dell'ultima indagine sull'industria: chi avesse investito in tutti i fondi italiani negli ultimi 28 anni avrebbe subìto, rispetto ad un impiego annuale in Bot a 12 mesi, una perdita di oltre una volta il patrimonio iniziale. Leggi gli altri dettagli


Non si arresta la fuga dai fondi italiani. E' quanto emerge dall'indagine sui fondi comuni italiani di Mediobanca, giunta alla XXI edizione, che considera 956 fondi di diritto italiano facenti capo agli operatori più importanti per patrimonio gestito con un tasso di rappresentitività del 94% nel comparto dei fondi aperti e di oltre il 97% nelle altre categorie, eccetto chiusi e immobiliari.

Stando allo studio, i fondi italiani continuano a subire riscatti il cui volume supera di molto le nuove sottoscrizioni: nel 2011 si è trattato di circa 27 miliardi di euro. Nel complesso il patrimonio alla fine dello scorso anno ha segnato il minimo dal 1998. Il ridimensionamento dell’industria, tredicesima nel contesto internazionale, si traduce in un’incidenza dei patrimoni gestiti sul Pil pari all’8% contro il 42% nel 1999; l’Italia appare in forte controtendenza rispetto all’Europa dove l’incidenza nello stesso periodo è salita dal 48% al 63%.

Male anche sul fronte della gestione: nel 2011 i fondi hanno chiuso i loro conti con una perdita al lordo delle imposte di 5,5 miliardi di euro (su un patrimonio da gestire che ad inizio anno era pari a 221 miliardi), più che dimezzato rispetto all’anno precedente. Il rendimento netto medio del patrimonio è stato pari al -2,2%: la forte caduta dei fondi azionari (-11,1%), spiega Mediobanca, è stata in parte attenuata dal risultato meno negativo dei fondi obbligazionari (-0,7%) e mitigata dall’andamento positivo dei fondi di liquidità (+0,8%).

I costi di gestione sono fermi all’1,2% del patrimonio con la punta del 2,2% nel comparto azionario (quasi tre volte rispetto ai fondi USA). Anche la rotazione del portafoglio (8 mesi), si legge nell'indagine, si è confermata elevata, specie se confrontata con la media dei fondi americani (poco al di sotto dei due anni). I rendimenti in un’ottica di lungo periodo, spiegano gli analisti di Piazzetta Cuccia, sono ancora insoddisfacenti: chi avesse investito in tutti i fondi italiani negli ultimi 28 anni avrebbe subìto, rispetto ad un impiego annuale in BOT a 12 mesi, una perdita di oltre una volta il patrimonio iniziale (aumentato nel periodo di sole 3,5 volte contro le 4,6 dei BOT). Sulla base del tasso risk free, il frutto dei fondi aperti mette in evidenza una distruzione di valore pari a circa 90 miliardi di euro nell’ultimo decennio.

E il trend non sembra arrestarsi. Nel primo trimestre 2012, conclude l'indagine, riferendosi alle ultime statistiche ufficiali disponibili, vi è stato un nuovo importante deflusso dai fondi aperti di diritto italiano con riscatti netti pari a 5,4 miliardi di euro nei fondi di diritto italiano. I fondi roundtrip (promossi all’estero da gestori italiani) hanno segnato un volume di sottoscrizioni nette pari a 1,9 miliardi. La performance nei tre mesi è valutabile nell’ordine del 3,5%.


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