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Carminac Gestion: attenti all'effetto contagio

7/17/2012 | Redazione Advisor

Secondo Eric Le Coz la questione principale che si pone oggi è quella di valutare il rischio di contagio economico della recessione europea al resto del mondo, soprattutto a Stati Uniti e Cina.


 

Nonostante i 19 vertici europei la situazione nell'Eurozona resta critica, e anche negli altri paesi la situazione non è delle più prospere. Ad esempio l’economia statunitense ha mostrato evidenti segni di affanno, e nelle economie emergenti, la decelerazione prosegue. In tale contesto la gestione attiva dei rischi resta fondamentale. Secondo Eric Le Coz, deputy managing director di Carmignac Gestion: "La questione principale che si pone oggi è quella di valutare il rischio di contagio economico della recessione europea al resto del mondo, soprattutto a Stati Uniti e Cina".

 

Secondo l'esperto "nonostante alcuni paesi dell’Eurozona siano già alle prese con una recessione particolarmente grave, per l’insieme dell’area il peggio deve ancora venire. Riteniamo ineluttabili le revisioni al ribasso delle previsioni di crescita in Francia e Germania. Tali revisioni hanno già avuto un impatto sulle previsioni per il 2013, ma non ancora sull’anno in corso" continua Le Coz. 

 

Ma la preoccupazione come si diceva riguarda soprattutto l'effetto contagio, soprattutto verso gli USA. "In primavera i dati statistici oltre oceano sono notevolmente calati. Mentre a inizio anno l’indicatore macroeconomico era ampiamente positivo, si è osservata una netta inversione negli ultimi mesi. La creazione di posti di lavoro è rallentata e i principali indicatori economici sono scesi, nonostante la stabilizzazione del mercato immobiliare. Per quanto i comunicati della Federal Reserve e di Bernanke abbiano fatto eco ai crescenti timori a fronte di un peggioramento della situazione economica europea, è prematuro concludere che l’economia statunitense vacilli a causa dell’Europa. In realtà, il quadro non è poi così drammatico. I dati attuali restano in linea con una crescita economica attorno al 2%, il che non è male nell’attuale contesto. È più verosimile che la flessione sia riconducibile a due fattori: da un lato ad una debole progressione dei redditi reali, che come sottolineato sin da fine marzo potrebbe frenare i consumi; dall’altro lato, ad un attendismo delle imprese per quanto riguarda gli investimenti e le assunzioni a fronte di un contesto fiscale incerto (il famoso precipizio fiscale che minaccia le imprese e le famiglie con un rialzo che sarebbe nefasto per l’economia)" spiega l'esperto di Carmignac.

 

Sulla base di queste osservazioni secondo l'esperto lo scenario di investimento si caratterizza nel breve termine in un atteggiamento di cautela, giustificata da una crescita attesa moderata degli utili e dalle possibili sorprese negative nel periodo di pubblicazione dei risultati finanziari. Per contro, e a condizione che l’Europa non venga a rovinare tutto, il mercato dovrebbe restare sorretto da valutazioni ragionevoli e livelli di liquidità che rimarranno abbondanti in un contesto di crescita mondiale moderata.

 

Sul fronte emergenti la posizione è differente: "Il Brasile e l’India, per motivi diversi, sono i paesi nei confronti dei quali rimaniamo prudenti. Il primo ha registrato un eccesso di crescita del credito e deve far fronte ad una mini crisi dei subprime (comunque senza paragoni con la sorella maggiore statunitense), mentre le riforme sono in ritardo nell’agenda di Dilma Roussef. Tuttavia, può ancora essere sfruttato un importante margine di manovra in termini di politica monetaria, il che dovrebbe consentire il proseguimento della correzione del Real, che resta sopravvalutato. Quanto al secondo, l’incapacità di introdurre riforme, un’inflazione persistente ed un cattivo inizio della stagione dei monsoni sono fattori che ci inducono ancora ad una prudenza di breve termine" prosegue Le Coz.

 

Per quanto riguarda la Cina, il rallentamento è evidente. I dati economici pubblicati di recente confermano un progressivo miglioramento nella crescita che dovrebbe stabilizzarsi attorno all’8% quest’anno e su un livello forse leggermente inferiore l’anno prossimo. "Questo contesto ha reso nervosi gli investitori, forse eccessivamente, tenuto conto del fatto che in questo rallentamento strutturale dell’economia cinese il governo mantiene da un lato il controllo della situazione e, dall’altro, dispone più di ogni altro paese di un importante margine di manovra. Permane pertanto dal canto nostro la necessità di mantenere le allocazioni in linea con tale valutazione di medio termine e nel contempo di gestire i rischi più a breve" conclude Le Coz. 

 

 

 

 

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