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7/29/2011 | Marco Gementi
Il rapporto di State Street Global Advisors, ha rivelato che l'afflusso di ETF della prima metà dell'anno è tale da poter superare alla fine dell'anno quota 100 miliardi di dollari.
Un segnale di forza nel settore degli ETF, nonostante i tassi di interesse storicamente bassi, la disoccupazione persistentemente elevata, e l'incertezza economica globale.
Gli ETF Usa hanno rastrellato 56,3 miliardi dollari in nuovi afflussi nei primi sei mesi del 2011, con un incremento del 50,9% rispetto al primo semestre del 2010 e il passo per superare totale dello scorso anno di 111.500 milioni dollari.
Gli investitori preferiscono titoli a reddito fisso, mercati internazionali sviluppati e strategie di dividendo, e si allontano dai mercati emergenti e dalle azioni small cap.
"Con la domanda di reddito e di asset non correlati in aumento, un universo sempre crescente di investitori professionali e retail utilizza gli ETF per accedere a fonti precise di ritorno e per migliorare la diversificazione dei loro portafogli", ha dichiarato Kevin Quigg, responsabile globale del ETF SPDR Capital Group Mercati a State Street Global Advisors. "Se i flussi rimarrano al ritmo attuale, il 2011 potrà segnare il quinto anno consecutivo con flussi superiori ai 100 miliardi di dollari".
Secondo l'analisi di SSGA del primo semestre del 2011, sebbene ci sia stata molta incertezza nel mercato azionario, le aziende statunitensi hanno visto aumentare i ricavi e i margini di profitto così che i titoli sono ora scambiati a prezzi relativamente attraenti.
Tre categorie di ETF hanno trainato il comparto: quella del reddito fisso, quella dei mercati sviluppati e quella legata ai dividendi e ai fondamentali con guadagni di 16,3 miliardi dollari, 12,6 miliardi dollari e 6,4 miliardi dollari
Nel frattempo, i mercati emergenti, small cap Usa e settori merceologici hanno visto deflussi pari a 3,7 miliardi, 2,2 miliardi e 2,1 miliardi dollari.
Inoltre, le azioni mid cap Usa hanno dato segnali forti con un +8,6%, mentre le small cap segnano un +7,5% e large cap +6%.
Dopo le iniezioni degli ultimi due anni, le azioni dei mercati emergenti registrano ritorni del solo +0,9% nei primi sei mesi dell'anno.
Buona performance per le obbligazioni grazie ai bassi tassi di interesse, in particolare le obbligazioni legate all'inflazione, con rendimenti dell' 8,1%, e le obbligazioni internazionali, con rendimenti di quasi il 6%. Entrambi hanno beneficiato di un aumento dei prezzi al consumo negli Stati Uniti e nel mondo e della relativa debolezza del dollaro.
Le obbligazioni ad alto rendimento saltano al 4,8%.
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