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Etf, la novità dell'indicizzazione "fai da te"

1/16/2013

Alcuni emittenti di Etf, come riporta il sito Morningstar, hanno deciso di creare i loro propri indici, per evitare di pagare le commissioni ai fornitori di riferimento.


L'indicizzazione fai da te; è questa la novità del settore degli Etf.

 


Alcuni emittenti di Etf, come riporta il sito Morningstar, hanno deciso di creare i loro propri indici, per evitare di pagare le commissioni ai fornitori di riferimento.

Questa metodologia è stata definita Self indexing, auto-indicizzazione.

In teoria, il risparmio sui costi potrebbe quindi essere trasmesso agli investitori sotto forma di minori commissioni annuali. WisdomTree e IndexIQ replicano già indici creati in casa.

 

I dettagli


La maggior parte degli Exchange traded fund replicano indici che vengono creati da importanti società del settore, come S&P e MSCI che sono in grado di farsi pagare commissioni relativamente elevate dagli emittenti di Etf per l’utilizzo degli indici e per inserire il nome del benchmark all’interno di quello del fondo.

 

I pro e i contro
 
Tra gli operatori ci sono infatti preoccupazioni circa la trasparenza di questi nuovi indici “senza nome” e anche per i potenziali conflitti di interesse.

 

In particolare, gli avversari del Self indexing citano tra i potenziali problemi le modalità di calcolo dei prezzi dei componenti dell’indice, la possibilità di inclusione di costi poco chiari, la metodologia di costruzione e gli incentivi a modificare le regole per migliorare le prestazioni.

I sostenitori dell’auto-indicizzazione, invece, la vedono come un modo per offrire agli investitori commissioni più basse, a condizione che siano disposti ad accettare un Etf che replica un indice non di marca.

 

La normativa
 
Il contesto normativo sul Self indexing è ancora poco sviluppato. Negli Stati Uniti, gli emittenti di Etf devono ottenere un’autorizzazione della Securities and exchange commission (Sec). In Europa, non ci sono restrizioni specifiche per la pratica, e, negli orientamenti pubblicati di recente per l’industria, l’Esma (autorità di vigilanza sui mercati) non ha proposto alcuna restrizione al di là di quelle già previste dalla normativa Ucits, relative a requisiti di trasparenza, sicurezza e diversificazione dei fondi comuni. 

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