La Svizzera non dovrebbe stabilire regole che pongano il proprio settore bancario in una posizione di svantaggio, ha dichiarato il ceo di UBS, Sergio Ermotti (in foto), al settimanale elvetico Migros-Magazin oggi nelle edicole della confederazione.

Le autorità nazionali presenteranno infatti nelle prossime settimane regole bancarie più rigide con l'obiettivo di prevenire un nuovo crollo simile a quello di Credit Suisse nel 2023, soprattutto ora che UBS è rimasta l'unica banca del Paese di dimensioni globali. 

UBS, dal canto suo, guarda con cautela alle possibili misure e, per la voce del proprio amministratore delegato, avverte che una regolamentazione più severa potrebbe indebolire il settore finanziario svizzero rispetto alla concorrenza di Londra, Hong Kong e Singapore.

"La Svizzera non può permettersi di cadere nella 'sindrome dello studente modello' e introdurre regole che non si applicano in altri Paesi" ha specificato Ermotti. “Anche se UBS avesse un problema, sarebbe altamente improbabile che i contribuenti perdano un franco”.

Ermotti ha anche affermato che l'integrazione di Credit Suisse in UBS sta procedendo senza intoppi, segnalando come il rischio di ritardi si annidi in una complessa migrazione IT.

Interrogato sulla propria remunerazione (visto che stipendi e bonus degli ex vertici Credit Suisse sono tra le cause conclamate del fallimento della banca, ndr), Ermotti ha dichiarato di aver sempre ritenuto “giusto essere remunerato in linea con i concorrenti” e in base alle proprie prestazioni, aggiungendo che il suo primo stipendio mensile come apprendista era di 350 franchi svizzeri (363 euro); nel 2023, il CEO ha guadagnato 14,4 milioni di franchi (oltre 15 milioni di euro).