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3/1/2017 | Stefania Pescarmona
Nel mondo private, in maniera inversamente proporzionale al leggero calo di interesse per il settore immobiliare, negli ultimi anni si è potuta registrare una rinnovata attrazione dei clienti per il risparmio gestito. A settembre 2016, quando l’industria è arrivata a gestire 691 miliardi di euro, il risparmio gestito ha totalizzato una quota del 22%, quasi il doppio rispetto al12,2% del 2009.
Nello stesso tempo, anche l’offerta dei prodotti è diventata sempre più varia e accattivante, spingendo dunque gli investitori a orientarsi oltre i propri orizzonti abituali. Analizzando l’evoluzione dei fondi è possibile notare come le scelte dei clienti private siano sempre meno dirette verso i prodotti monetari, passati dal 20,5% nel 2009 al 3,6% nel settembre 2016, e verso i fondi alternative, scesi dal 10,7 allo 0,7% nello stesso arco temporale. Più o meno stabili gli obbligazionari e gli azionari, mentre al contrario sono aumentati di quasi 10 punti rispetto al 2009 i fondi bilanciati, seppur in lieve calo dal 2015.
Il tema dei prodotti, com’è noto, è di assoluta attualità, soprattutto dal punto di vista normativo. Il conto alla rovescia per Mifid II, infatti, è iniziato e a poco meno di un anno dall’entrata in vigore della norma europea anche la product governance è un argomento molto discusso. “La selezione dei prodotti acquisterà un ruolo sempre più importante; non a caso l’offerta rappresenta parte del valore aggiunto del servizio private - spiega Aipb - Con gli aggiornamenti normativi, in questo senso, nella fase della due diligence verrà richiesta una maggiore formalizzazione dei processi attraverso i quali gli operatori potranno offrire maggiori garanzie sulla compatibilità dei prodotti con le esigenze della clientela target. In questa evoluzione, è necessario per gli operatori private continuare a definire procedure per ogni fase del processo distributivo, il tutto inserito nell’obbligo di trasparenza delle informazioni imposto dalla Mifid II”.
Così, quante più informazioni vengono prese in considerazione nella fase di due diligence riguardo ai prodotti e alle società che li distribuiscono, tanto più importante è il ruolo del banker che ha il compito di riuscire a trasmettere nel modo migliore le informazioni all’investitore.
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