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1/18/2017 | Stefania Pescarmona
Sul tema dell’educazione finanziaria degli investitori in Italia c'è ancora molto da fare. Non tanto dal punto di vista degli istituti, quanto dal punto di vista dei clienti stessi, visto che sono solo pochi quelli che hanno capito l'importanza di avere una solida cultura finanziaria. Molto spesso, infatti, nel nostro Paese, chi investe non ha conoscenze o competenze approfondite, dimostrando scarsa consapevolezza in un’attività che di ludico ha ben poco. Questo discorso diventa ancora più importante per gli individui che hanno a disposizione una ricchezza consistente, poiché la posta in gioco è nettamente più alta.
“Gli operatori private si stanno attrezzando in questa direzione: il 74% dei banker, infatti, afferma che il proprio istituto di appartenenza prevede percorsi di educazione finanziaria per i clienti e giudicano molto positivo il progetto nel 42% dei casi”, spiega Aipb, che aggiunge che in questo modo i clienti hanno l’opportunità di apprendere alcune nozioni anche in fase di colloquio con il banker.
Insomma, le occasioni per approfondire non mancano, ma le risposte della clientela sono molto diverse. “Se si chiede ai clienti se usufruiscono di servizi di formazione finanziaria organizzati dal proprio istituto di riferimento e se li ritengono importanti, le risposte non sono confortanti: l’85% dei clienti non ne usufruisce e il 71% non li ritiene importanti”, prosegue Aibp.
Sarebbe bene, invece, che i clienti private fossero più attivi nello ‘studio’ di questa materia, così da accrescere la propria consapevolezza nel processo della pianificazione degli investimenti. Anche la normativa (basti pensare all’imminente MiFid II sul tema della trasparenza) si sta muovendo sempre più nella direzione di mettere il cliente nelle condizioni migliori possibili per scegliere come destreggiarsi in un ambito delicato come quello finanziario; ma anche il cliente deve metterci del suo.
In questo contesto anche agli operatori e ai banker spetta un ruolo importante. “Questi professionisti, dal canto loro, potrebbero sensibilizzare maggiormente gli investitori su questo tema, perché la pianificazione degli investimenti deve essere concepita come il risultato dell’interazione di tre soggetti, banca, banker e cliente, dove il cliente è parte attiva e non del tutto delegante”, conclude Aipb.
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