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Il ritorno di Abe potrebbe rafforzare lo yen

9/24/2013

Secondo Sara Yates di JP Morgan Private Bank il momento di debolezza della divisa nipponica svanirà e le sorti del cambio con il dollaro saranno connesse agli eventi negli Stati Uniti


L’assenza di Abe dal Giappone nel corso dell’estate ha fatto sì che le perfomance del cambio dollaro / yen fossero guidate dagli eventi negli Stati Uniti. Con i rendimenti dei Treasury a 10 anni attualmente vicini al 3%, molti si stanno chiedendo quanto il dibattitto sul tapering possa ancora supportare il cambio USD/JPY. Di seguito il commento di Sara Yates, global FX strategist di JP Morgan Private Bank.

Continuiamo a ritenere che l’aumento dei rendimenti statunitensi darà ulteriore supporto al Dollaro Americano, ma crediamo che le mosse di Abe saranno decisive. Il ritorno di Abe in Giappone ha già determinato un rafforzamento dell'Abenomics iutato il cross USD/JPY a superare quota 100 (anche se per breve tempo). Confidiamo sul fatto che le misure dell’Abeconomics possano realmente essere messe in pratica e riteniamo che il cambio USD/JPY si apprezzerà oltre 150 il prossimo anno.

Per sostenere e costruire la fiducia del mercato nell’Abeconomics, è necessario un progresso nel terzo round di riforme. A nostro avviso, ciò significa che le autorità dovrebbero promuovere i loro piani per aumentare la tassa giapponese sui consumi dal 5% all’8% il prossimo aprile. Riteniamo, altrimenti, che ci possa essere il rischio che Abe si ritrovi bloccato in una nuova serie di negoziazioni e freni le importanti riforme della regolamentazione. A nostro avviso, questo significherebbe passare il testimone della debolezza dello Yen a Kuroda (il governatore della Bank of Japan). Mentre ci aspettiamo che la banca continui sulla strada dell’allentamento, crediamo che gran parte del momento di debolezza dello Yen svanirà e che le sorti del cambio USD/JPY saranno ancora una volta connesse agli eventi negli Stati Uniti. Ci aspettiamo che Abe prenda la decisione finale in merito al rialzo della tassa sui consumi prima della sessione speciale della Dieta Nazionale di metà di ottobre.

La proposta di aumentare con moderazione la tassazione sui consumi - che in Giappone è tra le più basse a livello globale - ha destato grande preoccupazione perché nel 1997 il rialzo era stato responsabile della conseguente recessione. Pensiamo che sia poco probabile che la stessa cosa possa avvenire anche questa volta. I profitti corporate sono stati impressionanti nel secondo semestre e l’economia nel complesso è cresciuta del 3,8% (SAAR, tasso annuo destagionalizzato) nel secondo trimestre. Inoltre, le autorità hanno già mostrato la loro disponibilità ad utilizzare sia la politica monetaria sia fiscale per rispondere alle possibili conseguenze negative di un rialzo delle tasse. Per esempio, lo scorso venerdì l’agenzia di stampa Bloomberg ha segnalato che il governo sta considerando  di ridurre l’imposta sul reddito delle società per cercare di controbilanciare l’impatto di una più alta tassazione sui consumi.

Analizzando il caso del Giappone, è importante ricordare che un’economia più forte non significa necessariamente una valuta più forte. Il fatto che lo yen sia una valuta tradizionalmente considerata un bene rifugio indica che, durante periodi di tensione, solitamente ha una buona performance. Con il miglioramento della crescita e il ritorno della fiducia, gli operatori domestici cercano sempre più opportunità di rendimenti più elevati all’estero. Persino durante il sell-off sui mercati emergenti di questa estate, causato dal dibattito sul tapering, gli investitori giapponesi hanno comunque comprato securities straniere per un valore netto di 3.079 miliardi di yen a luglio e 33 miliardi di yen ad agosto. Un cambiamento rispetto agli scorsi anni è stato la maggiore importanza del dollaro americano in questi deflussi. Con il tapering della Fed che probabilmente comporterà rialzi per i rendimenti americani, ci aspettiamo che l’attrattività del dollaro continuerà e darà maggiore supporto al cambio dollaro/yen.

Oltre ai flussi di portafoglio, i dati della bilancia dei pagamenti giapponese mostrano una notevole ripresa dei deflussi di investimenti diretti esteri a luglio. Solo per nominarne alcuni, le agenzie di stampa hanno comunicato che la Otsuka Holding Corporations ha intenzione di acquistare la US Astex Pharmaceuticals Inc. per circa 886 milioni di dollari; che Suntory Beverage & Food LTD ha concordato l’acquisizione dei marchi del comparto bevande di GlaxoSmithKline per 1,35 miliardi di sterline britanniche e che la giapponese Lixil Corporation ha raggiunto un accordo per pagare 342 milioni di dollari per American Standards Brand. Con l’Europa sulla strada della ripresa e la crescita statunitense che continua a consolidarsi, ci aspettiamo un’accelerazione delle merger&acquisitions (M&A) durante l’anno, elemento che continuerà a porre pressione sullo Yen.

Riteniamo inoltre che in Giappone manchino due delle strade principali tramite le quali un’economia più forte dà solitamente sostegno alla valuta nazionale. Sebbene l’economia stia migliorando, gli aumenti dei tassi di interesse giapponesi sono ancora lontani. Infatti, con il tasso di inflazione breakeven a 2 anni ancora ben al di sotto del 2% (si attesta ora all’1,8%), continuiamo a pensare che la Bank of Japan dovrà ulteriormente allentare la propria politica monetaria. Azioni di questo tipo continueranno a pesare sulla curva dei rendimenti giapponese, proprio nel momento in cui le altre banche centrali inizieranno a normalizzare le proprie politiche; di conseguenza, lo yen resterà debole rispetto alle proprie controparti. Nella stessa maniera, non ci aspettiamo che il miglior sentiment nei confronti del mercato azionario si traduca in un rafforzamento dello Yen, in virtù delle strategie di hedge da parte degli investitori. Al contrario, pensiamo che con il prosieguo del rally sul mercato azionario, il ribilanciamento delle coperture sull’equity porrà ulteriore pressione sullo Yen.

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