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8/22/2012 | Massimo Morici
L'obbligo imposto ai consulenti di richiedere una giusta remunerazione e di non ricevere retrocessioni monetarie e non monetarie da parte di terzi è e resta "discriminatorio". Così scriveva in una lettera presidente del Fecif, Vincent Derruder, inviata nelle scorse settimane alla Commissione europea. Una posizione ribadita in questi giorni anche da alcuni associati che hanno preso carta e penna per esprimere le proprie perplessità direttamente al commissario europeo.
Lo ha fatto Graham Reid, consulente finanziario britannico, che si chiede perché il divieto di incentivo rappresenti un grave problema. Il rischio oggettivo è inevitabilmente quello che concerne i singoli clienti: non tutti si dimostrerebbero all'altezza o semplicemente disposti a versare un contributo ai consulenti. Così Reid si chiede: "Anziché vietarlo, perché non predisporre un tetto, una retribuzione massima, una soglia in cui stia scritto quanto la compagnia d'assicurazione regolata debba pagare ai suoi consulenti?".
Alexandre de Mahieu, un intermediario assicurativo belga, invece, è preoccupato, come molti, dalle nuove regole sul settore finanziario in corso di approvazione a Bruxelles, che secondo lui porteranno a un rincaro dei prezzi per i piccoli investitori i quali saranno inevitabilmente spinti nelle braccia delle banche.
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