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AIPB, Italia ed Europa a confronto sul private banking

6/14/2011 | redazione

La ricchezza del private italiano registra una crescita nel 2010 ma un rallentamento rispetto all'Europa.


La ricchezza del private italiano registra una crescita nel 2010 ma un rallentamento rispetto all'Europa.

Secondo i dati pubblicati da AIPB, associazione italina private banking che venerdì 17 giugno compirà 7 anni, la crescita private negli ultimi due anni è stata sostenuta principalmente dall'ingresso di nuove famiglie e, in maniera inferiore, dalla ricchezza derivante dall'effetto dei mercati.

Nel confronto tra Italia ed Europa nel rapporto tra attività finanziarie delle famiglie e PIL, il nostro Paese mostra un livello di ricchezza finanziaria relativamente elevato, significativamente superiore a quello europeo, rispetto ad altre grandi economie come Francia e Germania.

In Italia la quota è ben 3 volte superiore rispetto al PIL con una percentuale del 100% in azioni e partecipazioni (rispetto ad una media del 67% tra Spagna, Germania, Francia, UK), del 77% in monete e depositi (media dell'83%), del 49% in riserve tecniche ed assicurazioni (media del 99%), del 59% in titoli (media del 7%) e del 9% in altri crediti (media del 26%).

Va considerato che con l'attuale livello di ricchezza finanziaria pari a 896 miliardi di euro, l'Italia è in grado, nonostante la dimensione del debito pubblico che per 779 miliardi di euro fa capo ad investitori esteri, di sostenerlo al pari di Germania e Francia.

Spostandoci sugli stili d'investimento la differenza tra famiglie private italiane ed europee è sostanziale.

La clientela italiana privilegia investire una quota superiore del proprio portafoglio in prodotti d'investimento, lasciando l'11,8% in depositi contro il 24% della media europea.

Sul fronte obbligazioni e titoli di stato le famiglie italiane raccolgono più del doppio rispetto a quelle europee, puntando ad un flusso di reddito costante.

Infine gli europei sono più propensi alla delega; la percentuale di portafoglio in delega attraverso il servizio di gestione patrimoniale nel 2010 è di 4 punti percentuali superiore rispetto ai portafogli della clientela private servita da strutture specializzate.

In conclusione il modus operandi nostrano è rivolto alla qualità dei contenuti del servizio di consulenza finanziaria e al monitoraggio del rischio invece che la ricerca assoluta della performance come spesso accade in Europa.

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