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1/9/2024 | Redazione Advisor
Tutti parliamo della transizione verso un’economia sostenibile, ma essa richiede un’enorme trasformazione in molti settori. E seppure si stiano formando nuovi ecosistemi e stiano emergendo tecnologie innovative, siamo ancora all’inizio di questa transizione verde. Molte aziende hanno fatto solo i primi passi, con conseguenti notevoli incertezze e scetticismo su come e se questa trasformazione sarà realizzata.
Per Nordea Asset Management, da più di 15 anni impegnata nell’investimento climatico, la realtà è che molte di queste aziende continueranno a far parte del tessuto economico del futuro, e giocheranno un ruolo cruciale nel raggiungimento di importanti obiettivi di sostenibilità. Escluderle dai portafogli può sembrare efficace sulla carta, ma avrà un impatto limitato nel mondo reale.
“Riteniamo che un fattore significativo per sbloccare il valore di queste aziende sia convincere il mercato più ampio del miglioramento del loro profilo di sostenibilità e della capacità di generare rendimenti positivi anche nell’economia verde del futuro” sottolinea Alexandra Christiansen, portfolio manager della strategia Global Climate Engagement di Nordea.
Ciò richiede che queste imprese si impegnino in piena trasparenza a raggiungere obiettivi supportati dalla scienza, misurabili e adatti a giudicare la serietà del management rispetto al tema a fronte dei progressi realizzati anno dopo anno. Significa anche dimostrare la fattibilità pratica dei loro piani di transizione, sostenuti da un’allocazione di capitale credibile.
Ma come coinvolgere queste società? Per l’esperta di NAM l’engagement è fondamentale soprattutto se concentrato su cinque temi strategici
In primis il tema delle emissioni di gas serra, che sono il motivo principale del riscaldamento globale; secondariamente la gestione energetica è fondamentale per un’azione efficace in ambito climatico. In aggiunta la gestione delle risorse idriche e dei rifiuti è un’altra questione fondamentale, senza dimenticare che i danni causati dall’inquinamento ambientale comportano anche rischi legali e normativi. Allo stesso modo, le aziende hanno bisogno di un piano credibile sulla gestione delle risorse naturali. Questa include l’utilizzo di materiali riciclati e rinnovabili, la riduzione dell’uso di materiali esauribili e la massimizzazione dell’efficienza delle risorse nella produzione. Infine, i manager delle varie aziende devono essere disposti a riposizionare le imprese per essere resilienti alla transizione e ai rischi fisici del cambiamento climatico.
“Attraverso il dialogo diretto (engagement), collaboriamo con il management per stabilire e valutare obiettivi significativi a breve e lungo termine, con regolari revisioni dei progressi. In caso di stallo nei progressi, non esitiamo a intensificare i dialoghi” precisa Christiansen che illustra come l’approccio migliore per raggiungere realmente i target di decarbonizzazione consista nell’investire e al contempo spingere nella giusta direzione le aziende inquinanti che stanno muovendo i primi passi della transizione energetica. Questo approccio potrebbe non portare a un immediato beneficio positivo per le metriche di portafoglio, ma porrà le basi per un impatto positivo reale a lungo termine sull’economia.
“Quando i nostri engagement danno i loro frutti e il mercato più ampio inizia a credere e a sostenere queste aziende, rivolgiamo la nostra attenzione a nuove aziende con un profilo migliorabile. Questo è il nostro approccio all’investimento climatico 2.0 ed è il modo in cui prevediamo di avere un impatto reale, senza dimenticare al contempo il valore economico per i nostri clienti” conclude l’esperta di NAM.
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