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Climate change: Italia tra i paesi leader

9/6/2022 | Marcella Persola

Secondo l'analisi condotta da CDP e Oliver Wyman il Bel Paese e la Germania sono a livello europeo le due regioni che hanno fatto i maggiori progressi in questo ambito


L'Italia, assieme alla Germania, è uno dei paesi europei che ha fatto maggiori progressi sul fronte dei cambiamenti climatici. Oggi che si parla tanto di crisi energetica, questa notizia può sorprendere anche per le notizie che si trovano spesso sulla stampa, che fanno pensare ad un'involuzione. Invece secondo uno studio condotto da CDP in collaborazione con Oliver Wyman che hanno analizzato i progressi fatti dalle economie del G7 contro i cambiamenti climatici, i due paesi sarebbero quelli che hanno svolto i maggiori passi avanti.

 

Dallo studio emerge che sulla base degli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni delle imprese, nessun paese del G7 ha un settore della propria economia in grado di decarbonizzarsi abbastanza velocemente per raggiungere l'obiettivo degli 1,5°C; piuttosto, con i progressi fatti fino a oggi, il G7 in aggregato raggiungerebbe un innalzamento globale delle temperature di 2,7°C. Secondo il rapporto, le società italiane e tedesche sono quelle che hanno fatto i maggiori passi avanti, dato che le emissioni collettive porterebbero a un aumento del surriscaldamento globale di “appena” 2,2°C. Le due nazioni leader sono seguite dalla Francia (2,3°C), dal Regno Unito (2,6°C) e dagli Stati Uniti (2,8°C), mentre le aziende canadesi sono le peggiori del G7, con 3,1°C.

 

Un aspetto chiave che emerge da questa ricerca è la chiara e consistente sovraperformance delle società europee rispetto a quelle nordamericane e asiatiche in tutti i settori. Ad esempio, relativamente alla produzione di energia l’Europa registra un livello di surriscaldamento di 1,9°C, rispetto ai 2,1°C delle aziende nordamericane e ai 3°C di quelle asiatiche. Non a caso, gli obiettivi del settore energetico prefissati in Europa sono molto più stringenti, con una politica di contenimento entro i 2°C (o anche più ambiziosa) che copre l’80% delle emissioni attuali. 

 

James Davis, partner per i servizi finanziari di Oliver Wyman, ha aggiunto: "L'analisi mette in luce grandi differenze nell'ambizione e nella volontà delle aziende di combattere i cambiamenti climatici, e l'urgente necessità di diffondere le best practice in modo più ampio e rapido se vogliamo avere una possibilità di ridurre le emissioni per raggiungere gli 1,5°C - un obiettivo la cui importanza è stata sottolineata dai recenti fenomeni meteorologici estremi. Una politica di sostegno da parte dei governi è fondamentale, così come la risoluzione di problemi strutturali presenti in alcuni settori e regioni. Più il sistema finanziario si impegnerà per raggiungere il net zero, indirizzando capitali verso i pionieri dell'economia a basse emissioni di carbonio, e più l’attenzione sulle emissioni, sugli obiettivi e sui piani di transizione energetica sarà alta, sostenuta anche dal passaggio alla rendicontazione obbligatoria di dati ambientali in molte giurisdizioni chiave."

 

Laurent Babikian, Global Director Capital Markets di CDP, ha dichiarato: "Il fattore più importante per una rapida riduzione delle emissioni in linea con l'Accordo di Parigi è la definizione di obiettivi ambiziosi. Non è accettabile per nessun paese, tanto meno per le economie più avanzate del mondo, avere settori che mostrano ancora un’ambizione così scarsa. Con queste informazioni, i governi, le autorità di regolamentazione, gli investitori e l'opinione pubblica devono chiedere di più alle imprese con un alto impatto ambientale che non hanno ancora fissato target climatici. Sebbene la voce di questi player si stia alzando, dobbiamo fare in modo che la strada verso gli 1,5°C rimanga percorribile, in vista anche della COP27. Le aziende con alti livelli di emissioni, i loro investitori e finanziatori devono immediatamente fissare e onorare i loro obiettivi attraverso piani di transizione credibili per permetterci di raggiungere questo traguardo."

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