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Ogni parola ha delle conseguenze

12/16/2021 | Redazione Advisor

L’accordo siglato a Glasgow ha deluso molti. Ma può essere considerato un inizio. In fondo anche il mondo del risparmio gestito prima di arrivare ai fatti è partito dalle dichiarazioni.


La conferenza COP26 di Glasgow alla fine si è chiusa con un accordo che ha deluso la maggior parte degli osservatori. Ma anche diversi politici. “Profondamente frustrato” è il termine utilizzato da Alok Sharma, presidente della Conferenza, nel commentare le decisioni prese (o forse sarebbe meglio dire “non prese”) da paesi come Cina e India. Anche Boris Jonhson, Primo Ministro del Regno Unito, e John Kerry, inviato degli Stati Uniti per le questioni climatiche, non hanno nascosto la propria “delusione”. 

Una delusione che riguarda principalmente la modifica, decisa all’ultimo, sulla parte dell’accordo dedicata alla dismissione dei combustibili fossili, in particolare del carbone. La prima bozza parlava esplicitamente di “eliminare gradualmente l’uso del carbone e i finanziamenti per i combustibili fossili”. La seconda bozza aveva già ammorbidito il tutto. E il testo finale non parla più di “eliminare”, ma di “ridurre” gradualmente l’uso del carbone. 

Da qui la delusione, la frustrazione e la convinzione di molti che siamo di fronte ad un fallimento.
Eppure c’è chi invita a vedere il bicchiere mezzo pieno, sottolineando che per la prima volta in un accordo così globale e importante vengono citati i combustibili fossili. Questo è un risultato da non sottovalutare.

Certo vien da pensare che ci si accontenti di poche parole, che corrisponderanno ad un numero di fatti ancora più ridotto. Noi, però, vogliamo vedere il bicchiere più pieno che vuoto e, pur senza negare la delusione per aver cancellato un’intenzione forte come “l’eliminazione” del carbone, partiamo dalla constatazione che l’inserimento dei combustibili fossili in un documento corrisponde ad una vera e propria presa di coscienza che non potrà non essere seguita da fatti concreti.

Ogni evoluzione parte, infatti, dalle dichiarazioni. Come affermava Emily Dickinson, non c’è “nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere”. E in questo documento è stato finalmente messo nero su bianco l’importanza di intervenire sui combustibili fossili. Questo significa che se ne parlerà sempre più frequentemente e alla fine sarà necessario dimostrare che le dichiarazioni sono accompagnate da azioni concrete. Un po’ come è avvenuto, e ancora sta avvenendo, nel mondo del risparmio gestito. 

Secondo una recente analisi i 500 maggiori gestori patrimoniali del mondo hanno quasi raddoppiato la quantità di pubblicazioni sull’investimento responsabile in vista della conferenza di Glasgow: da 2.848 l’anno scorso siamo passati a 5.062 quest’anno. Non solo, secondo il team Innovazione e Investimento responsabile (RI) di NN Investment Partners, che ha utilizzato l’intelligenza artificiale per creare uno strumento che identifica gli argomenti di investimento responsabile nei testi pubblicati dal mondo del risparmio gestito, emerge una costante e crescente presenza di argomenti ESG, ovvero ambientali, sociali e di governance. Dati alla mano, utilizzando il Natural Language Processing (NLP) di oltre 10.000 pubblicazioni di investimento responsabile di questi gestori patrimoniali, dal 2016 sono stati trovati oltre 150.000 paragrafi che discutono di argomenti ESG. E le emissioni di carbonio sono diventate un argomento predominante per i più grandi gestori patrimoniali. Dall’anno scorso, il 24% ha fissato un obiettivo per quanto riguarda la quantità del loro portafoglio che sarà gestito con l’obiettivo di raggiungere emissioni net-zero entro il 2050.

Non solo. I gestori patrimoniali hanno menzionato le emissioni di CO2 nel 33% dei loro paragrafi sull’ESG quest’anno rispetto al 6% del 2016. E in queste pubblicazioni ci si concentra per lo più sulla definizione di obiettivi a medio termine per la proporzione degli investimenti da gestire, in linea con una politica net-zero. Spesso, nei testi analizzati da NN IP, emerge l’indicazione del 2025 e del 2030 come termine ultimo per raggiungere un tale obiettivo. E la maggior parte dei gestori afferma di lavorare su obiettivi net zero più dettagliati per i propri investimenti. 

Gli investitori hanno dichiarato, attraverso le proprie pubblicazioni, la consapevolezza di avere un ruolo da protagonista nella transizione climatica. Una dichiarazione che ormai è seguita da fatti concreti: sono numerosi i gestori patrimoniali che discutono di questioni climatiche con i clienti e che chiedono alle aziende in cui investono di migliorare il proprio reporting sul clima.

“Crediamo di avere un ruolo chiave nel finanziare la transizione verso un’economia a zero emissioni nette, in cui ci sforziamo di ottenere un impatto e ridurre le emissioni nel mondo reale”, spiega Adrie Heinsbroek, Chief Sustainability Officer di NN Investment Partners. “Non c’è una sola soluzione per contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi. Mettiamo il capitale al lavoro per accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e ci impegniamo con le società e gli emittenti sovrani sull’importanza di gestire i rischi legati al clima e di intraprendere azioni per la transizione. In questo modo, possiamo guidare un cambiamento reale”. Non è un caso che NN IP ha annunciato di aver stabilito un piano di attività allineato all’obiettivo di raggiungere emissioni net-zero entro il 2050.

“NN Investment Partners (NN IP) è membro della Net Zero Asset Managers Initiative (NZAM) e si impegna a sostenere l’obiettivo di emissioni nette zero di gas serra (GHG) entro il 2050, in linea con gli sforzi per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C” spiega Heinsbroek. “Come parte di questo impegno, NN IP riferisce che il 37% (110 miliardi di euro) del suo patrimonio totale, entro la fine di quest’anno, sarà gestito in linea con il raggiungimento del net zero nel 2050 o prima. L’ambito d’azione include asset gestiti in portafogli di azioni, obbligazionario corporate e obbligazioni sovrane”. 

In particolare NN IP si è impegnata a raggiungere emissioni nette zero entro il 2050 per i portafogli di obbligazioni societarie e sovrane. Per il portafoglio d’investimento corporate, è stato fissato un obiettivo di riferimento di riduzione di CO2 del 25% entro il 2025 e un obiettivo di riduzione del 45% entro il 2030. Nel prossimo futuro la società punta ad aumentare ulteriormente il proprio scopo sviluppando nuovi prodotti che permettano agli investitori di investire in prodotti Paris Aligned e di sostenere i clienti nelle proprie ambizioni climatiche. 

Una conferma che, al di là del risultato di COP26, gli impegni dei gestori sul clima rimangono invariati e sfidanti e che l’industria è pronta a fare squadra sul questo tema. Ormai gli investitori sono diventati più specifici su come prevedono di finanziare la transizione energetica. 

Molti gestori patrimoniali (come NN IP) hanno, infatti, iniziato ad annunciare obiettivi di emissioni nette zero ben prima di COP26 aderendo alla Net Zero Asset Managers Initiative. che riunisce un gruppo internazionale di asset manager impegnati a sostenere l’obiettivo di zero emissioni di gas serra entro il 2050 o prima, in linea con gli sforzi globali per limitare il riscaldamento a 1,5° C; e a sostenere investimenti allineati con zero emissioni nette entro il 2050 o prima. 

Attualmente la Net Zero Asset Managers Initiative comprende 128 firmatari che gestiscono 43 trilioni di dollari di attività in gestione. La conferma che dietro agli oltre 150.000 paragrafi che discutono di argomenti ESG scritti dai gestori patrimoniali non si nascondono solo parole ma intenzioni concrete che, in molti casi, sono già diventate azioni. “Riferire attraverso un reporting sugli asset che gestiamo in linea con il net zero è solo il primo passo” spiega Heinsbroek. “Noi di NN IP, infatti, da anni stiamo lavorando continuamente su come rafforzare ulteriormente il nostro approccio al clima e su come integrare i rischi e le opportunità del cambiamento climatico nei nostri processi di investimento”. In particolare, la società guidata in Italia da Simona Merzagora, ha intrapreso le seguenti azioni per contribuire alla transizione verso un mondo a basse emissioni di carbonio e continuerà a costruire su questo: integrare il cambiamento climatico nei processi di investimento, utilizzando il framework di materialità, indicatori aziendali e sovrani e misurando l’impronta di carbonio dei fondi; abbassare dal 30% al 20% le soglie per le restrizioni sulle società che derivano i loro ricavi dall’estrazione del carbone termico e delle sabbie bituminose; incentivare le società partecipate a stimolare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio utilizzando la gestione attiva per promuovere il cambiamento; utilizzare attivamente i diritti di voto (nel 2021 NN IP ha sostenuto l’80% delle proposte degli azionisti relative al clima, di cui il 75% dei voti su tali proposte erano contro il management); sviluppare una strategia di escalation con tattiche specifiche per gli impegni relativi al clima e all’olio di palma, per massimizzare l’efficacia dei nostri sforzi di engagement; offrire un ampio spettro di soluzioni d’investimento ai clienti, ad esempio nell’area dell’equity sostenibile e ad impatto e una gamma completa di fondi di obbligazioni verdi, permettendo ai clienti di aumentare la loro esposizione agli asset verdi. NN IP si impegna ad aumentare la sua offerta di prodotti legati al clima; pubblicare un rapporto annuale della Task Force on Climate Related Financial Disclosures (TCFD) a partire dal 2022.

Questo è solo un esempio di come le parole si trasformino alla fine in azioni concrete. Per questo vogliamo essere fiduciosi e chiudere questo 2021 con la convinzione, e l’augurio, che quanto scritto a Glasgow, seppure sbiadito, abbia delle conseguenze positive. Perché, come direbbe il filosofo Jean Paul Sartre, “ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche”.



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