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Bric, 2011 in frenata

2/7/2011 | Federico Leardini

2011, anno di frenata per i Bric. La pensa così Sunil Krishnan, macroeconomista di Blackrock. Le tensioni politiche in nordafrica, intanto, spaventano gli investitori occidentali


BRIC, ARRIVA LA FRENATA - Difficile mantenere i tassi di crescita degli ultimi anni.

Per i mercati emergenti da copertina, i celebri BRIC, è arrivato il momento di tirare il fiato e adattarsi a ritmi di sviluppo più moderati.

Brasile, Russia, India e Cina negli ultimi anni sono stati l'antidoto alla crisi dei mercati occidentali e hanno mostrato percentuali di sviluppo in termini di Pil e di espansione dei mercati interni che le economie mature possono raggiungere solo in anni e anni di lavoro.

Ma il trend, secondo gli esperti, è destinato a rallentare e ci sono già altri paesi pronti ad ereditarne il testimone.

 

MIKT O CIVETS - Secondo Sunil Krishnan, macroeconomista di Blackrock, le opportunità non mancheranno per gli investitori desiderosi di guardare ai mercati più 'esotici', ma sarà necessario slezionare con cura le storie di successo.

La stretta sulla politica monetaria che ci si aspetta dal governo cinese, così come da India e Brasile, si rifletteranno in percentuali di crescita inferiori per questi paesi.

Sempre secondo l'esperto di Blackrock, uno dei temi centrali dei prossimi mesi sarà la volatilità su questi mercati, legata alle scelte e ai tentativi degli operatori di aggiustare i portafolgi alle nuove realtà che stanno venedosi a generare.

Sempre più investitori, infatti, stanno già guardando oltre i confini dei Bric.

Potrebbero essere proprio i 'vicini' delle economie che hanno volato in questi anni a rappresentare le occasioni d'investimento più interessanti per l'immediato futuro.

 

LE INCERTEZZE POLITICHE - A scoraggiare gli investitori anche le tensioni politiche che molti paesi in via d'espansione stanno vivendo.

Le vicende egiziane, pur facendo la fortuna degli investitori in materie prime, hanno profondamente preoccupato gli osservatori.

L'incertezza istituzionale con cui questi mercati si devono relazionare rischia di scoraggiare gli animi dei meno inclini al rischio.

Secondo il Financial Times, solo nei 5 giorni della settimana scorsa, i grandi investitori internazionali hanno dragato 7 miliardi di dollari dai fondi dei mercati emergenti.

A testimonianza di un clima di tensione, che spinge a prediligere prospettive di guadagno meno esplosive, minimizzando, però, i rischi connessi alla scarsa trasparenza che molti di qeusti paesi palesano sul loro futuro, politico ed economico.

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