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L'ascesa del "quinto stato" nell'industria della conoscenza

5/5/2011 | Redazione Advisor

Angelo Pasquarella nel suo nuovo saggio analizza le tendenze della società post-industriale.


 

Nonostante il mondo della produzione sia cambiato, i modelli mentali con i quali esso è interpretato sono sempre gli stessi, propri del mondo industriale, che genera però contraddizione, inefficienze e dicotomie, visto che oggi apparteniamo oramai a una era post-industriale.

Un esempio? Perché il tempo deve continuare a rappresentare l'unità di misura del lavoro? In alcune professione non è questa dinamica a determinare il successo o meno di una strategia. E' così ad esempio per i knwoledge worker. 

 

Angelo Pasquarella, autore del libro "Il quinto stato. Ovvero l'irresistibile ascesa dei knowledge worker nelle aziende" edito da Guerini e Associati (pag. 249 26,00 euro), dedica a questi lavoratori il suo saggio analizzando quello che egli definisce il quinto stato. 

 

Ai knowledge worker, depositari delle conoscenze in grado di conferire valore a prodotti e servizi, si contrappongono però strutture organizzative, modelli mentali, sistemi di incentivazione e normative ormai arcaiche e inadeguate. Ma da chi è costituita questa classe sociale? E, soprattutto, come cambiano i centri di potere nelle aziende? Come cambia il modo di produrre? In che cosa consiste il lavoro "per risultati attesi", base della nuova filosofia dei knowledge worker e terreno delle idee di indipendenza e autonomia? Questo libro cerca di dare alcune risposte a queste domande e di mettere in evidenza le contraddizioni e i paradossi che sorgono nelle aziende tra gli operatori della conoscenza e le persistenti regole che il mondo industriale ci ha lasciato in eredità.

 

Per Stefano Cordero di Montezemolo "il libro di Angelo Pasquarella ha il grande merito di contribuire a una profonda riflessione sui criteri e i metodi che debbono essere sviluppati per rispondere alle grandi sfide di cambiamento del mercato del lavoro" spiega nella prefazione al testo. "non c'è dubbio che la fase storica che stiamo vivendo è l'inizio di una nuova epoca in cui si formeranno nuovi equilibri e si determineranno nuovi assetti economici, politici e sociali" sostiene Cordero di Montezemolo. 

 

La fase di trasformazione alla quale stiamo assistendo è però spesso interpretata con codici di lettura passati, quindi sarebbe opportuno adottare un paradigma culturale differente. Secondo Pasquarella, autore del saggio " sarà necessario il passaggio dall'organizzazione industriale all'organizzazione delle persone". 

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