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7/5/2016
Proseguono i contatti tra Commissione Ue e autorità italiane per affrontare la situazione delle banche in difficoltà, che si stanno rivelando più del Brexit come il nuovo tallone d’Achille dell’Eurozona. Il portavoce dell’Antitrust europeo, Ricardo Cardoso, ha detto che "sulla base di diversi precedenti, c'è un certo numero di soluzioni che possono essere seguite che sarebbero pienamente in linea con le regole dell'Ue per affrontare carenze di liquidità o di capitale nelle banche, senza effetti avversi per gli investitori retail".
Tuttavia, l’agenzia Fitch ricorda però che "la legislazione europea in tema di utilizzo di risorse pubbliche renderà difficile raggiungere una soluzione", anche se “misure capaci di rafforzare la qualità degli asset o il capitale senza innescare un bail-in sarebbero positive per il rating delle banche italiane" sui cui pesano 360 miliardi di euro di crediti deteriorati (non performing loans). La volatilità del mercato seguita al referendum sulla Brexit ha colpito il settore bancario italiano in modo particolarmente duro “perché è uno dei più deboli d'Europa" a causa della scarsa qualità degli asset prosegue l’agenzia di rating. Talmente debole che, secondo il Financial Times, Renzi sarebbe pronto "a sfidare la Ue e iniettare, in modo unilaterale, miliardi di euro nel suo sistema bancario in difficoltà, se fosse oggetto di una severa pressione sistemica" anche se Palazzo Chigi ha smentito la notizia.
L’agenzia Bloomberg, però, nei giorni successivi all’esito del referendum in Gran Bretagna, il governo italiano starebbe studiano misure per iniettare 40 miliardi di euro nelle banche italiane, una cifra necessaria per rafforzare il patrimonio degli istituti messo a rischio dall’alto livello delle sofferenze. E non pochi osservatori fanno notare che il 29 luglio saranno resi noti gli esiti dei nuovi stress test ed entro quella data dovrebbe essere chiuso il dossier italiano.
Ma in che modo? Stando quanto riporta il Messaggero, Atlante potrebbe investire la liquidità residua (1,7 miliardi di euro) per acquistare al 40% uno stock di crediti dubbi di Mps per un controvalore di circa 10 miliardi di euro. Inoltre, allo studio ci sarebbe un altro maxi-fondo, parallelo a quello esistente gestito da Quaestio, che potrebbe coinvolgere Fortress, Lone Star, Apollo e Fonspa, con lo scopo di gestire gli 89 miliardi di NPL netti in pancia alle banche italiane. Si tratterebbe, in entrambi i casi, di due soluzioni che coinvolgono soggetti privati e che non necessitano di deroghe da parte della Ue.
Quanto agli interventi dello Stato, gli esperti fanno notare che il sostegno pubblico straordinario non dovrebbe attivare la risoluzione (Bail-in), che fa scattare la ripartizione degli oneri tra le varie categorie di creditori, e potrebbe scattare per "evitare o rimediare a una grave perturbazione dell'economia di uno Stato membro e preservare la stabilità finanziaria".
Lo Stato, in particolare, può intervenire sotto forma di garanzia pubblica a sostegno degli strumenti di liquidità forniti da banche centrali alle condizioni da esse applicate, come garanzia dello Stato sulle passività di nuova emissione, con un'iniezione di fondi propri o tramite l'acquisto di strumenti di capitale a prezzi e condizioni che non conferiscono un vantaggio alla banca. Ma a determinate condizioni: le misure di garanzia pubblica devono avere il via libera dell'Antitrust europeo, non devono far parte di un pacchetto d'aiuto più ampio e devono essere "rigorosamente" limitate nel tempo.
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