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Triplice effetto demografico per il risparmio gestito

6/18/2016 | Nicola Ronchetti - GfK

La demografia, scienza fino a poco tempo fa relegata a pochi appassionati, sta oggi tenendo banco, come dimostra l’interesse crescente anche dell’industria del risparmio in Italia. Ecco i principali trend che avranno un impatto sul settore.


La demografia, scienza fino a poco tempo fa relegata a pochi appassionati, sta oggi tenendo banco, come dimostra l’interesse crescente anche dell’industria del risparmio in Italia.

 

In particolare tre sono i principali trend che hanno un impatto sul settore del risparmio in Italia:

1. Il protagonismo dei millennials nel loro duplice ruolo di clienti dell’industria del risparmio ma anche di tutor delle generazioni che li precedono;

2. Il progressivo invecchiamento della popolazione;

3. Il ruolo crescente delle donne nelle scelte di investimento.

 

I millennials - persone nate tra il 1980 e il 2004 - in Italia sono circa 13.000.000 con un trend in continua contrazione, dovuto alla progressiva riduzione del tasso di natalità. Per analizzare questo “macro” target, molto eterogeneo al suo interno, è necessario fare un’ulteriore distinzione tra il segmento 18-24 e 25-34 anni. Come è naturale i 18-24 hanno ancora un atteggiamento fortemente disimpegnato nei confronti del denaro e della finanza.

 

Dall’altro lato, i 25-34enni mostrano una progettualità fortemente orientata alla realizzazione lavorativa, e rispetto al sub-target dei 18-24enni, hanno un rapporto con il denaro (e con la finanza) più strutturato, sono più competenti nella gestione del risparmio e nell’amministrazione del denaro.

 

Nelle scelte di investimento la sicurezza rimane il driver principale inoltre i millennials sono più sensibili alla possibilità di smobilizzare facilmente (e in tempi brevi) il capitale investito, vivono la relazione con la banca e il consulente alla pari senza subirne alcuna deferenza, esigono un’offerta personalizzata e tempi di risposta ridotti anche grazie alla maggior dimestichezza con la digitalizzazione dei servizi finanziari.

 

Da sottolineare il forte (e in crescita) bisogno di consulenza per questo target (il 65% si dichiara interessato ad almeno una forma di consulenza) anche in declinazioni digitali (15% per i robo-advisor) (Fonte GfK Multifinanziaria Retail Market).

 

Il ruolo dei millennials non va dunque sottovalutato soprattutto in prospettiva del cambio generazionale e della loro presa in carico delle scelte di investimento dei propri genitori o nonni. In altri termini, figli ed eredi assumono un ruolo crescente nelle scelte d’investimento dei genitori. Ad oggi, oltre la metà dei clienti over 55 si trova a dover affrontare questo tema, e oltre il 65% ha già provveduto a pianificare il passaggio generazionale delegando in tutto, o in parte, ai propri eredi.

 

E qui veniamo al secondo tema: l’invecchiamento della popolazione. L’evoluzione demografica italiana è contraddistinta da un progressivo invecchiamento della popolazione. Se trent’anni fa gli over 55 anni erano circa 14 milioni, le proiezioni fra altri trent’anni vedono una dimensione del medesimo segmento di 28 milioni, circa il 44% della popolazione italiana. L’invecchiamento della popolazione porta con se anche l’invecchiamento medio del profilo dell’investitore, già di per sé mediamente maturo: il possessore di fondi ha un’età media di 59 anni (fonte: Assogestioni).

 

Da questi trend ne conseguono diverse le implicazioni per chi fa prodotti finanziari:

1. Il senior di domani non sarà uguale al senior di ieri: avrà una dimestichezza maggiore con il digitale, anche grazie al supporto dei propri eredi. Più cultura finanziaria ma dovrà anche gestire una maggior complessità e - per lui nuovo - un mondo a “tassi zero”;

2. Avrà stabilito una relazione più consolidata con il proprio referente e a lui si affiderà, ma non sarà una “delega” in bianco;

3. I figli dei “senior” rimarranno giovani più a lungo, con un ingresso nel mondo del lavoro tradivo, e in un mondo molto più precario e insicuro. Il risparmio accantonato dal segmento senior, se fino ad alcuni anni fa era destinato a una vecchiaia autonoma e serena ora appare destinato anche all’aiuto delle nuove generazioni;

4. I prodotti avranno bisogno di un maggior respiro in termini di durata, ma anche di prevedere piani di decumulo e flussi cedolari 

5. aumenteranno di importanza gli aspetti legati ai passaggi generazionali dei prodotti di investimento e quindi i temi legati alla fiscalità;

6. Stante gli ultimi cambiamenti legati all’innalzamento dell’età pensionabile e ai tentativi, portanti avanti dai legislatori e dagli enti previdenziali, di costruire una “cultura previdenziale” (es. diffusione delle buste arancioni) gli analisti prevedono, per il futuro, un maggior peso del prodotto previdenziale nel portafoglio delle famiglie italiane (dall’attuale 3.5% finanche al 6% nello scenario più ottimistico – fonte: Prometeia).

 

E veniamo al terzo punto: il ruolo crescente delle donne nella gestione del risparmio. Il rapporto della donna con il denaro è di lunga data. Negli assetti tradizionali della famiglia, il ruolo femminile è stato a lungo assimilabile a quello di un gestore di risorse. La donna aveva la funzione di identificare i bisogni familiari, gerarchizzarli, e soddisfarli in relazione alle disponibilità della famiglia. Questa attività - fondamentale per la sopravvivenza della famiglia e per la qualità della sua vita - ha costruito nel corso del tempo una forte competenza femminile nella gestione dell’economia domestica.

 

Spese e risparmio, sono attività che la donna ha storicamente sempre agito in modo quasi naturale, come declinazione del suo ruolo nella famiglia. Nell’arco degli ultimi 7-8 anni, le nostre ricerche hanno mostrato come il segmento femminile si sia avvicinato, in maniera progressiva, al mondo degli investimenti, acquistandone competenza e maggior dimestichezza. Se nel 2008, fatto 100 i possessori di azioni, obbligazioni o titoli distato, il segmento “rosa” aveva un peso del 44%, oggi è molto vicino al 50% (fonte: GfK Sinottica / TSSP). 

 

Anche tra i capofamiglia italiani, monitorati dall’indagine GfK Multifinanziaria Retail, si registra lo stesso fenomeno. La differenza in termini di “penetrazione” degli investimenti nei due generi vede ancora la leadership maschile, ma solo di un +2%, contro il +16% del 2000.

 

Ma quali sono le diverse logiche di scelta dei prodotti di investimento? Il segmento femminile mostra un approccio più riflessivo e pragmatico: chiede sicuramente maggior sicurezza, anche a scapito del rendimento (che appare più centrale per l’investitore maschile) ma si aspetta anche maggior flessibilità, declinata nella rapidità di smobilizzo e nella possibilità di investire anche per brevi periodi.

 

Per concludere possiamo affermare che per chi opera nell’industria del risparmio i tre trend in atto, lungi dal rappresentare una semplificazione della propria attività, possono presentare opportunità uniche per chi sarà in grado di coglierle modificando il proprio modo di agire rispetto a un recente passato.

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