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12/31/2012 | Massimo Morici
Nata per portare una maggiore trasparenza e chiarezza sul mercato dei prodotti finanziari destinati alla clientela retail, la revisione della normativa per la distribuzione dei prodotti finanziari nel Regno Unito (RDR), che entrerà in vigore a partire da domani primo gennaio 2013, rischia di rivelarsi un boomerang per il settore della consulenza finanziaria.
E non solo per molti adviser (i consulenti (ex-promotori) britannici) che fino ad oggi basavano la propria retribuzione sulle retrocessioni delle commissioni dalle case prodotto, vietate dalla nuova normativa che sta per entrare in vigore: stando a molti osservatori, infatti, una batosta al settore verrà da parte dei clienti stessi, i quali richiederanno sempre meno i servizi di consulenza finanziaria. Secondo la RDR, infatti, dal primo gennaio 2013 potranno essere erogati solo a pagamento (fee only); ma molti clienti preferiranno non servirsene piuttosto che pagare, accusa oggi il Financial Times nella rubrica Lex Column.
Stando a un recente sondaggio del Rostrum Research, infatti, nove clienti su dieci sarebbero disposti a pagare non più di 25 sterline per un’ora di consulenza finanziaria, rispetto a tariffe stimate da 50 a 250 sterline. D’altro canto anche sul fronte dell’offerta molte grandi banche sono pronte a spingere fuori dal mercato della consulenza gran parte della clientela mass market, con pesanti conseguenze occupazionali per i consulenti finanziari (ex-promotori finanziari).
Royal Bank of Scotland, per esempio, ha deciso lo scorso giugno di tagliare 618 adviser (promotori), mentre Lloyds a novembre ha deciso di sospendere il servizio consulenza per i clienti con asset inferiori a 100.000 sterline, mentre HSBC sta per licenziare 700 consulenti (ex-promotori) in conseguenza della nuova normativa.
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