Tempo di lettura: 3min

Consulenti (ex-promotori), dalla crisi non si salverà nessuno

9/11/2012 | filippo.brunamonti

Ora che avete familiarità con la crisi del debito sovrano europeo, preparatevi ad una nuova ondata di recessione: l'America sarà fonte di ulteriori perdite per gli investitori


 

Investitori, pronti ad una nuova dose di Grande Depressione? La crisi del debito sovrano europeo la conosciamo bene (con tanto di agenzie come Moody's che, appena pochi giorni fa, rilasciano outlook negativi sull'Unione Europea). Ma certo non basta sentirsi dire "Italia salva nel 2013" se quello che ci attende è una serie di sfide, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti.
 

In un modo o nell'altro, questi cambiamenti (politici ed economici) infetteranno lentamente le economie mondiali in gioco. Scenario pessimista, forse, ma ci sono buone ragioni per credere che, superata la crisi in eurozona, ci attenda, a breve, una nuova ondata di crisi, ancora più distruttiva dell'attuale. D'altronde, con le cattive notizie in circolazione per le aree d'Europa, la questione ora è capire se l'America rappresenti o meno il prossimo scenario critico, od una nuova opportunità per gli investitori. Le elezioni Usa del 6 novembre 2012 decideranno il nuovo inquilino della Casa Bianca, mentre nel 2013 il governo americano dovrà scegliere quali misure implementare per ridurre costi e tagliare tasse. Il riverbero politico si fa sentire, insomma. C'è chi spera in una netta riduzione del Pil, di almeno la metà percentuale, chi azzarda invece un eccesso del Pil del 90% entro il 2022, sino a toccare quota 200% entro il 2037.

 
"Se le autorità americane fallissero nell'evocare un piano di accordo, l'intero paese si vedrebbe costretto a fronteggiare uno shock ancora più grande, all'inizio del 2013" fanno sapere dall'Asset Management di Amundi in Francia. "Il problema è comunque la fiducia negli agenti economici, ormai deteriorata". Gli effetti del cosiddetto fiscal cliff potrebbero essere sostanziali. Altro che "a rischio la tripla A americana", le conseguenze qui sarebbero disastrose, portando gli Stati Uniti ad una recessione nel 2013 o comunque ad una crescita economica che costerà davvero cara. "Il tempo ci dirà se l'America seguirà le orme della Gran Bretagna, in termini di austerità, dopo le elezioni di novembre" afferma Trevor Greetham, direttore dell'asset allocation di Fidelity Worldwide Investment

 
Il tempo di agire è arrivato: "E' vitale per gli Stati Uniti ristabilire la fiducia economica globale. Se i consumatori americani torneranno a spendere i loro soldi, allora il resto del mondo subirà una spinta energetica fortissima" aggiunge Percival Station, head of asset allocation presso Baring Asset Management. Poi, certo, la paura più grande è che gli ultimi interventi di politica monetaria perdano di fatto la loro abilità di rimettere in moto il sistema ed il sentiment. Tristan Hanson, head of asset allocation presso Ashburton, ritiene che la perdita del consenso generale dipenda anche dalle paure ha cui ha fatto riferimento Mario Draghi nei suoi recenti discorsi. "Forse chi investe a breve termine non ha bisogno ora di posizionarsi in modo aggressivo sul mercato; forse la bassa volatilità del mercato, coniugata a bassi volumi, potrebbe portare ad un solido disaccordo sugli attuali livelli del mercato azionario". Molti investitori americani si domandano come un ritorno in fatto di risparmi sia possibile, in tempi sospetti come quelli che viviamo. Tuttavia, gli Stati Uniti continuano a crescere (di un range tra l'1,5% e il 2,5%) e questo può ancora far ben sperare.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?