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Cina, se il passo rallenta è tempo di agire

9/3/2012 | filippo.brunamonti

Il Wall Street Journal mette in evidenza le falle 2012 della "locomotiva cinese". Importazioni, esportazioni, PIL, tassi di interesse... E l'outlook globale ne sta già risentendo.


 

L'allarme crescita in Cina sembra non volersi arrestare. I settori chiave dell'economia sono incubati in un periodo storico dal tendenziale ed ulteriore crollo nel secondo trimestre. Andamento piatto previsto anche per il terzo trimestre, accompagnato da una pressione esorbitante che grava su Pechino, senza considerare il settore manifatturiero che ha chiuso l'arco temporale, da gennaio ad agosto, in discesa rapida, caratterizzata da forte contrazione. 
 
 
Secondo il Wall Street Journal, gli economisti ora utilizzano un tono scettico nei confronti dell'Asia, perché il rallentamento della crescita in Cina coinvolgerà inevitabilmente l'outlook globale. La seconda economia mondiale più importante al mondo si è presentata finora come il perfetto laccio emostatico in mezzo ad un mercato americano sulla via della guarigione e la nuvola della crisi del debito in Europa. 

 
Tuttavia, nel secondo trimestre, la Cina ha riportato una crescita pari al 7,6%, segnando così il livello più basso degli ultimi tre anni. Dopo aver ridotto, per la prima volta dal 2008, i tassi di interesse di riferimento sulle operazioni di rifinanziamento, il Dragone ha avviato un ciclo di tagli dei tassi di interesse (tra giugno e luglio) provocando suggestive reazioni tra gli analisti di Barclays: "La Cina potrebbe toccare una crescita tra il 7,5 e l'8% ma vediamo rischi di ritardo politico che potrebbero portare la percentuale a scendere sino al 7,0%". 
 
 
E intanto le esportazioni premono il freno, mentre le importazioni sembrano aver dato già dimostrazioni di resa. Sì, ad aprile, le vendite "made in China" sui mercati esteri sono aumentate di qualche punto percentuale, e le importazioni hanno registrato una crescita pari allo 0,3%. Ma è ormai chiaro che "la locomotiva cinese" lascia gli analisti incagliati in una previsione della crescita annua del PIL di poco superiore all'8%. Le vendite verso l'Unione Europea, principale partner commerciale di Pechino, sono scese del 2,4% rispetto al 2011, così come hanno rallentato le esportazioni verso i paesi emergenti. 

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