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Mobius: segnali di frenata in Cina

8/3/2012 | filippo.brunamonti

Secondo l'executive chairman di Franklin Templeton Emerging Markets Group, l'Asia sarebbe vicina alla saturazione. Ed è arrivato il momento di guardare alle alternative emergenti


 

Il motore delle economie mondiali potrebbe non chiamarsi più Cina. L'andamento dei mercati asiatici lancia segnali preoccupanti, sostiene Mark Mobius (nella foto) executive chairman di Franklin Templeton Emerging Markets Group, tuttavia "non è ancora il momento di premere il bottone del panico". E' evidente, la Cina ha subìto un processo di decelerazione dallo scorso anno; nel secondo trimestre 2012 il PIL cinese ha registrato un'impennata pari al 7,6%, in calo rispetto all'8,1% dei primi sei mesi ma comunque di cattivo auspicio. Rispondere alla fase di contrazione diventa sempre più arduo e la sensazione che il dragone infallibile si stia preparando ad affrontare un atterraggio duro in puro "stile Amelia", tra bolle inflazionistiche e crisi immobiliare, è assodata. 

 

 

Secondo Mobius, una crescita lenta fa parte del naturale evolversi di un mercato emergente, soprattutto se si tratta della seconda economia più potente al mondo. Problemi strutturali che, alfine, trovano una boccata d'ossigeno sul fronte domestico o "fixed-asset investment", per un incremento pari al 20% rispetto allo stesso periodo del 2011. Insomma, gli analisti sostengono che l'aumento dei consumi delle famiglie nella prima metà de 2012 sia stato più marcato dell'anno precedente e in netta contraddizione con le statistiche ufficiali.

 


La flessione del tasso di crescita cinese gioca a campana proprio con i vantaggi tratti dall'operazione di contenimento della bolla immobiliare. La Cina, aggiunge Mobius, sta seriamente lavorando su un cambio di piano strategico focalizzato sul PIL. Il XII piano quinquennale della Cina ha fissato un target indicativo della crescita media annua del PIL al 7% (2010-2015). La Cina sino a questo momento è stata in grado di incrementare liquidità e stimolare l'economia ma, dal punto di vista degli investimenti a lungo termine, il piano per il 2015 potrebbe far rientrare una serie di minacce date per risolte. Si prenda atto, conclude Mobius, che la Cina non è la sola economia emergente del mondo, ve ne sono altre, e crescono persino più in fretta. Ad esempio, se l'India sarà capace di varare significative riforme sul piano economico - scrive Mobius - si potrebbe assistere a tassi di crescita pari a quelli della Cina di 5-10 anni fa.

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