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Ue, il giorno del patto tedesco

2/28/2011 | Federico Leardini

Oggi a Bruxelles appuntamento con la presentazione del Patto per la competitività, promosso da Germania e Francia. Intanto fra gli elettori europei cresce il dissenso per alcune norme legate ai bilanci pubblici e agli interventi di salvataggio


LA PRESENTAZIONE - A Bruxelles è arrivato il giorno del Patto per la competitività, quello promosso da Angela Merkel attorno al quale dovrebbe ruotare il sentiero di crescita europeo nei prossimi anni.

Sostanzialmente invariato nei contenuti, rispetto a quanto proposto dal governo di Berlino qualche settimana fa, cambia in modo sostanziale la forma, per dare ascolto alle proteste avanzate dagli Stati meno "pesanti" negli equilibri dell'Eurozona, che si erano schierati contro la preponderante influenza che il duo Merkel Sarkozy sarebbero arrivati ad avere presentando direttamente al voto del Consiglio Ue di fine marzo il loro piano.

Si passerà così attraverso un'edulcorazione dello stesso, che sarà oggi portato all'attenzione dei senior officials dei 17 Paesi membri da parte dei presidenti del Parlamento e della Commissione, Hermann Van Rompuy e Josè Manuel Barroso, che ne sono formalmente anche i firmatari.

 

NEI DETTAGLI - Sostanzialmente mutato lo strumento di introduzione (la negoziazione in sede di Commissione), pressocchè invariati i contenuti.

Secondo fonti vicine a Bruxelles, riportate dal Financial Times, il patto sarà articolato secondo tre direttrici: competitività, occupazione e finanze pubbliche.

Tra le proposte avanzate, che non mancheranno di far discutere, un sistema di monitoraggio delle retribuzioni e dei livelli di produttività che porteranno gli Stati a ridurre la crescita dei costi occupazionali  qualora questi dovessero salire troppo in fretta.

Sempre sul fronte occupazione, promossa anche la posizione tedesca sul tema pensionistico, con la proposta di innalzamento dell'età minima per il ritiro dal lavoro.

Ma il grosso del dibattito sarà articolato, com'è lecito attendersi, sulla finanza pubblica: non ci sarà un'imposizione della via tedesca alla riduzione del deficit, ma ogni paese sarà chiamato a proporre un proprio piano strategico di azzeramento del disavanzo.

Un ammorbidimento che lascia piuttosto freddi gli osservatori tedeschi, che vorrebbero garanzie certe prima di impegnare le loro finanze in piani d'intervento a salvataggio dei vicini meno virtuosi.

Piani d'intervento, come il fondo ESM, che sono già stati rigettati dal voto regionale in Germania e sulla cui gestione si gioca molta della credibilità interna ed internazionale della Merkel.

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