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Financière de l’Echiquier: il valore aggiunto del Pil

6/19/2012

La rendita si è sostituita al rischio e la paura del domani alla voglia di guadagno. Ecco il commento del presidente Didier Le Menestrel


 

"Da qualche anno a questa parte, la Borsa rifiuta di riflettere obiettivamente il valore accumulato dall’impresa: il prezzo degli asset che aggiungono valore è diminuito, mentre a crescere rapidamente è stato quello delle immobilizzazioni. La rendita si è sostituita al rischio e la paura del domani alla voglia di guadagno. Di fronte a questa stagnazione della somma dei valori aggiunti (il PIL), l’azionista europeo dubita della futura condivisione di quest’ultima".
L'interrogativo di Didier Le Menestrel (nella foto), presidente di Financière de l’Echiquier, potrebbe riassumersi così: una suddivisione in grado di lasciar più spazio agli investimenti non sarebbe, forse, una delle chiavi della crescita delle nostre economie?

 
Nella nota redatta da Le Menestrel, si percepisce che il succedersi delle crisi finanziarie, con le relative implicazioni, nonostante tutto ha avuto il merito di riposizionare l’economia al centro delle preoccupazioni dei cittadini europei. Secondo l’INSEE (l’Istituto nazionale di statistica e di studi economici), il PIL è pari alla somma dei valori aggiunti degli agenti economici residenti. Attraverso questo calcolo del PIL, uno Stato può individuare le proprie fonti di creazione di ricchezza, misurare i suoi vantaggi e svantaggi.
 
 
"Nel calcolo del PIL, il valore aggiunto si pone chiaramente al centro della creazione di ricchezza della comunità: se non c’è valore aggiunto non c’è PIL!", commenta Le Menestrel. Dagli inizi degli anni ‘80, la ripartizione del valore aggiunto ha ampiamente favorito l’impresa e i suoi azionisti: la quota dei salari, delle banche, dello Stato e degli investimenti è diminuita in valore relativo, mentre è stata privilegiata la quota del margine netto dell’impresa. Eppure, da qualche anno, la Borsa rifiuta di riflettere il valore accumulato dall’impresa: il prezzo degli asset che aggiungono valore è diminuito mentre è cresciuto rapidamente quello delle immobilizzazioni (immobiliare, opere d’arte). 

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