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2/25/2011 | Federico Leardini
RISCHIO O OPPORTUNITA'? - Per alcuni, come Warren Buffett, sono vere e proprie "armi di distruzione di massa", per altri sono eccezionali opportunità di investimento; per tutti sono uno dei sinonimi della recente crisi.
Dopo alcuni mesi di ostracismo i derivati tornano protagonisti della finanza globale e numerose banche, anche sovrane, riscoprono il mai sopito amore per la possibilità di guadagnare montagne di denaro attraverso prodotti strutturati.
IL RITORNO - La scorsa settimana il Portogallo ha deciso di aumentare gli investimenti per sostenere le sue operazioni in derivati con le banche, una mossa studiata per ridurre i costi di indebitamento, che ha immediatamente fatto scalpore.
Lo scorso anno i policymaker europei, varando l'Eurosalvagente da 750 miliardi, hanno attirato su di se molte perplessità per la sostanziale somiglianza tra alcune delle specifiche del fondo e le obbligazioni di debito garantite, i controversi prodotti strutturati che sono stati addidati da molti come una delle fondamentali cause della crisi.
La scorsa estate Rbs e Lloyds, i due gruppi bancari britannici salvati dal governo di Sua Maestà, sono ricorsi a CDO per rimodellare i loro prestiti nel tentativo di abbassare il grado di rischio sui loro bilanci e la raccolta di capitali.
IL CASO PORTOGHESE - Spesso i governi sovrani utilizzano i derivati per gestire le finanze per le proteggersi contro le oscillazioni di valute o tassi d'interesse.
Nel caso portoghese invece, postando collaterali sulle sue operazioni, il governo sta cercando di ridurre i costi dei suoi CDS con ripercussioni positive sui costi dei prestiti.
In questo modo si crea un effetto di riduzione del rischio per le controparti di Lisbona e una minor necessità da parte loro di coprirsi su questo rischio ricorrendo al mercato dei CDS.
Il risultato auspicato dalla banca centrale portoghese è la riduzione dei costi dei CDS stessi e una conseguente discesa dei tassi di prestito per Lisbona.
Idea interessante secondo alcuni osservatori, tra cui William Porter, capo della European Credit Strategy di Credit Suisse, che vede in questa operazione una presa di coscienza da parte dei governi europei del fatto che "i CDS non siano trascinati al rialzo dalla speculazione sull'Euro da parte di qualche diabolico hedge fund di New York" e che sia possibile per una Banca centrale iniziare a operare in proprio per tentare di garantire maggior credibilità per le sorti del suo paese.
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