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Paesi emergenti, se i BRIC perdono la "B"

6/7/2012 | Filippo Brunamonti

Secondo Mark Mobius, executive chairman del Templeton Emerging Markets Group, la crescita economica del Brasile è calata del 2,7% dopo aver guadagnato un 7,5% nel 2010. Le politiche governative puntano a valorizzare l'industria e l'export. E' a rischio la competitività del paese


 

Il Brasile, la "B" dei mercati emergenti conosciuti anche come paesi "BRIC" (Brasile, Russia, India, Cina), è ora preda di una decelerazione che somiglia ad un cerotto dalla colla lenta.
Dall'ultimo commento a firma Mark Mobius (nella foto), executive chairman del Templeton Emerging Markets Group, il Brasile sembrava instradato verso sfide che potessero permettergli di risalire la china, ma in questo periodo la speranza che rimanga un paese competitivo sta scivolando via.
 

Nel 2011, la crescita del Brasile è calata del 2,7% dopo aver guadagnato un buon 7,5% nel 2010. La crisi dell'Eurozona e l'impatto del collasso finanziario sull'intera economia reale sta mettendo in serio pericolo l'industria brasiliana. Ci si aspetta una frenata notevole, di questo passo. La crescita è già minacciata: questione monetaria, risorse umane impiegate per lo più nel ramo della tecnologia e la mancanza di disponibilità nel concedere importazioni di materiale strategico, fanno del Brasile un paese in caduta libera sul fronte competitività.  

 
Il Brasile si è anche goduto, ricorda Mobius, il boom delle esportazioni, aiutato dalla forte domanda della Cina che ha allungato le braccia sulle commodities e le linee di espansione monetaria negli Stati Uniti e altri paesi sviluppati. Se, da un lato, la combinazione ideale di prezzi globali più alti e domanda in crescita ha agevolato il drive delle esportazioni di commodities brasiliane, dall'altro, le esportazioni di prodotti manifatturieri hanno subìto il grave impatto con l'economia reale e il crescente costo del lavoro, elementi-chiave che rendono più difficile il completamento di un quadro unico e valorizzato all'interno dei mercati emergenti.

 
La buona notizia è che la linea politica del Brasile non sottovaluta la cosa, ponendo attenzione alla giusta direzione da prendere per riemeregere. Nel tentativo di stimolare un nuovo ordine dell'economia, nel mese di aprile la banca centrale ha ridotto il suo tasso d'interesse a breve termine, il Selic, di 75 punti sino al 9%. Da agosto 2011, il tasso Selic è stato drasticamente abbassato a 350 punti, con pesanti interventi della banca centrale brasiliana nel cercare una chiave d'intervento sul commercio coi mercati stranieri. Così procede il governo brasiliano, che sta ancora tentando di supportare l'export di beni industriali.  

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