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Consulenti (ex-promotori), bombe a orologeria e dragoni

5/29/2012 | Filippo Brunamonti

L'outlook di Neil Dwane, Chief Investment Officer Europa di Allianz Global Investors, mette a nudo l'operazione LTRO: a gennaio la copertura del debito pubblico era adeguata, presto il fabbisogno sarà superiore a 500 miliardi di euro. E quello che era un posto sicuro, può diventare rischioso


 

Un "dragone" scompone il ritmo tradizionale dei mercati: "il dragone è imperioso, maestoso, antico, ma anche pericoloso, sai che fiamme se non intende ragione…". L'outlook di Neil Dwane, Chief Investment Officer Europa di Allianz Global Investors, resta positivo nel lungo periodo sul fronte mercati emergenti, le cui economie crescono in maniera costante, allontanando i rischi inflazionistici. L'area Euro è a un punto di non ritorno: le attese di un miglioramento non si sono ancora concretizzate e la pressione sui paesi periferici torna a reclamare il suo scalpo. Per intenderci, all'inizio del 2012 la copertura del debito pubblico era tornata a livelli adeguati, ma quest'anno il fabbisogno sarà ancora superiore a 500 miliardi di euro. Negli Stati Uniti, invece, il mercato del lavoro delude le aspettative. "Già, dall'inizio del 2011 - spiega Dwane - abbiamo scalato una montagna di problemi. Com'era prevedibile, dopo una pausa di tre mesi dovuta alle operazioni di rifinanziamento a lungo termine, la crisi nell'Eurozona è tornata alla ribalta ed i titoli sovrani dei paesi periferici hanno segnato un aumento dei rendimenti". Di conseguenza, la propensione al rischio è rientrata a causa delle rinnovate preoccupazioni per la solidità della ripresa economica negli USA, nel Regno Unito e soprattutto in Europa. "Oltre alla pressione economica estesa sembra che i politici di questi paesi siano indeboliti dall'austerity: basti pensare al risultato elettorale in Francia, alla caduta del governo olandese a causa della stretta fiscale imposta a seguito del fiscal compact, alle battaglie del governo spagnolo, ai sondaggi che danno per incerto l'esito del referendum sull'area Euro in Irlanda ed alle elezioni in Grecia che hanno rivelato il consenso verso forze politiche che sostengono l'uscita dall'unione monetaria". 


 

Altri timori vanno a braccetto con paura dell'inflazione, il terremoto in Giappone, i disordini in Medio Oriente e Nord Africa, il prezzo del petrolio, una nuova fase di Quantitative Easing, il rallentamento o un hard landing in Cina. "Ciò che conta è che nonostante le recenti dimissioni e le discussioni al vetriolo, la Bundesbank sia riconosciuta come generosa, poiché sostiene molto il progetto UE". In termini di sfide alla crescita globale, Dwane non ha dubbi: occorre pensare alle demografie e all'urbanizzazione nei mercati emergenti, alla scarsità di risorse naturali sempre più evidenti; anche i margini aziendali sono a livelli record. Per non parlare delle politiche monetarie e fiscali: -25% di attività finanziarie monetizzate. Ma più di tutto, "è crollata la fiducia nella politica del governo statunitense".  Le elezioni saranno un fattore decisivo nel 2012. 


 

Aleggia, inoltre, lo spettro dell'insolvenza: le preoccupazioni sul rischio di credito sovrano si sono intensificate, l'Unione Europea e altri paesi ora devono affrontare pressioni analoghe; comunque, tutte le principali economie dovranno trovarsi di fronte ad una vera sfida generazionale. La sola economia in via di stabilizzazione appare essere quella cinese, dopo vari segnali di debolezza congiunturale. In marzo il ricorso al credito è aumentato, mentre i consumi privati crescono di oltre il 15% rispetto al 2011, eliminando il rischio di hard landing. 


 

Sui temi di investimento, in particolare i mercati obbligazionari, Mauro Vittorangeli (responsabile Fix Income per l'Italia di Allianz GI) spiega infine che, a seguito di un periodo di elevata positività che aveva spinto gli investitori obbligazionari a preferire le attività meno attendibili e più a rischio, come credito e titoli di stato dei paesi periferici, i mercati hanno assunto un atteggiamento più cauto: "Si sta verificando un aumento dei rischi di un rallentamento dell'economia americana. Tensioni soprattutto sul lato dei prezzi, in particolare di petrolio ed energia. I rendimenti decennali americani e tedeschi sono, di nuovo, ai minimi storici". Il vero rischio, conclude Vittorangeli, risiede in ciò che succederà prima delle elezioni del 17 giugno in Grecia, e non dopo. La Spagna, invece, tra crisi bancaria e bolla del mercato immobiliare, "può solo auspicare ad un forte coinvolgimento politico, ad esempio l'European Stability Mechanism (ESM). Maggior rigore, percorso sostenibile. Fino a quando il circuito del credito non riprende, si genera di rimando la cosiddetta trappola della liquidità". Portafoglio per questo mercato? "Inutile sottolineare la cautela, la prudenza, un comportamento strettamente difensivo. Ma bisogna fare in fretta: lo scenario muta giorno dopo giorno".  

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