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2/21/2011 | Federico Leardini
FUGA DALL'ASIA - La speranza che la crescita del mercato dei fondi potesse arrivare dai mercati emergenti pare affondare in scia ai risultati che stanno arrivando in questi mesi.
Negli ultimi tre mesi dell'anno il saldo negativo degli investimenti per le industrie dei fondi asiatici è stato di oltre 23 miliardi di dollari, a cui dev'essere sommato un outflow di circa 17 miliardi e mezzo relativo al trimestre estivo.
Particolarmente negativo il dato del mercato indiano, che ha registrato una contrazione del volume degli asset in gestione di 57 miliardi e 200 milioni di dollari.
Passivo pesante anche per il mercato sudcoreano, che registra un rosso di più di 26 miliardi di dollari.
Il dato negativo rimane anche guardando alle altre principali piazze di contratazione del continente, con Cina Taiwan e Australia che vedono ridimensionati i propri giri d'affari di circa 10 miliardi di dollari.
Nettamente migliore il risultato dei fondi di Singapore, che chiudono il 2010 in sostanziale parità con l'anno precedente.
QUESTIONE DI FIDUCIA - Un insieme di risultati che ha lasciato perplessi molti gestori occidentali, che ragionano sull'opportunità di mantenere invariata la presenza su quei mercati.
"Certamente si è trattato di un anno difficile che ha deluso le attese di molti manager europei e americani" ha commentato al Financial Times Daniel Enskat, capoconsulente globale di Strategic Insight, che ha aggiunto "c'è un'erronea percezione riguardo la possibilità di entrare su questi mercati e poter attirare clienti senza necessità di costruirsi una base di fiducia tra gli investitori locali".
Un errore marchiano, secondo gli analisti esperti di mercati asiatici "quando c'è un momento di difficoltà i gestori occidentali scappano a gambe levate, senza comprendere che è proprio in quei momenti che sarebbe necessario rafforzare la presenza per garantirsi credibilità" conclude Enskat.
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