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Investitori, attenti alla social-bolla

2/17/2011 | Federico Leardini

C'è il rischio di una nuova bolla dei prezzi delle .com in scia alle voci di Ipo dei nuovi fenomeni di internet, come facebook


SOCIAL-BOLLA - Il rischio che la bolla del .com non abbia insegnato nulla c'è, ed è reso evidente dalle voci e dalle speculazioni che si inseguono in questi giorni circa il possibile futuro collocamento in borsaa di colossi del social entertainement come Facebook, Linkedin e Twitter.

E come per la prima ondata di Ipo, che dieci anni fa vide al centro della scena Google, Yahoo & Co. il primo fenomeno ad apparire è l'incredibile crescita dei valori stimati di compagnie che fino a pochi mesi fa erano perfette sconosciute per la quasi totalità degli osservatori.

Zynga, la società di programmazione creatrice del social tormentone Farmville, ha effettuato una vendita privata di quote pochi mesi fa raccogliendo 5 miliardi di dollari ed oggi sembra intenzionata a tornare sul mercato per rastrellare nuovo capitale. Secondo fonti vicine alla società l'obiettivo è di bissare il successo della prima operazione e arrivare a 9 miliardi.

Groupon, l'azienda che distribuisce coupon scontatissimi per cene, spettacoli e quant'altro (e invade le caselle mail di milioni di utenti) ha appena rifiutato un'offerta da 6 miliardi da parte di Google e progetta di collocarsi in borsa entro fine anno.

Secondo le prime stime la raccolta iniziale dovrebbe poter arrivare a 15-20 miliardi.

Per non parlare del padre di tutti i social network, Facebook, su cui è partita da settimane una vera e propria gara al rialzo sulle quotazioni. Solo un mese fa il "prezzo" della creatura di Mark Zuckerberg era di 50 miliardi, tempo qualche giorno e Goldman Sachs ha rialzato la sua valutazione a 60.

Si specula anche in questo caso circa un possibile arrivo a Wall Street, ma dai vertici del sito ancora non sono state date delucidazioni ufficiali.

 

VALORE REALE - La perplessità degli analisti rimane su quello che può essere il valore reale di compagnie che mediaticamente oggi sono "caldissime" ma rischiano di rappresentare una moda di passaggio che nel giro di qualche anno, volendo essere ottimisti, potrebbero sgonfiarsi e rischiare il collasso.

Gli esempi myspace, lycos e secondlife sono solo i primi che vengono in mente, ma non sono isolati.

Sul fronte dei bilanci, trattandosi di compagnie private, non si dispone ancora della totalità delle informazioni.

Secondo le stime disponibili pare che il 2011 di Groupon possa portare nelle casse della società quasi 4 miliardi di dollari, mentre Zynga attende un incremento dei profitti nell'ordine del 150 - 200%.

Due esempi di successo che non rappresentano però la norma: per la maggior parte di questi gruppi la sfida più complessa è ancora rappresentata dal bilancio di fine anno.

A Twitter, il celeberrimo sito di microblogging, che difficilmente raccoglie più di 100 milioni di dollari l'anno,  gli analisti hanno attribuito una valutazione di circa 6 - 8 miliardi di dollari. Cifre che sono esclusivamente frutto delle forti attese di ulteriore crescita della popolarità del marchio, ma che rischiano di sbollire bruscamente qualora il "fenomeno twitter" si sgonfiasse.

Paradossalmente una delle minacce più significative per il futuro di questi marchi è rappresentata da quella che è stata la chiave per il loro successo iniziale: i tempi rapidissimi di familiarizzazione del pubblico internet con questi nuovi media, la mancanza di barriere all'ingresso, i tempi di raddoppio rapidissimi fanno si che le curve di valutazione di questi gruppi possano dall'oggi al domani mutare drasticamente.

Per questo molti dei grandi gruppi sopravvissuti alla prima ondata di .com stanno cercando oggi di integrare l'offerta iniziale di servizi con nuove feature: il caso più evidente è quello di Google, che da semplice motore di ricerca è diventato fenomeno multimediale a 360 gradi.

Facile pronosticare che nel futuro arriveremo ad avere pochi grandi gruppi che si spartiranno il mercato del multimedia e del social via internet, che calamiteranno a se le realtà emergenti e i progetti di maggior successo.

Al momento però lo scenario parla di vera e propria caccia alla socialmoda. Una caccia che oggi si svolge nelle riserve private delle grandi banche, ma presto potrebbe aprirsi a tutti, sbarcando nelle principali piazze di contrattazione del mondo finanziario.

Ma attenzione, perchè, come ricorderanno bene i cacciatori di inizio decennio i .com sono prede pregiatissime, ma pericolose e imprevedibili.

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