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Educazione finanziaria, aumenta l’esigenza di informarsi

10/5/2022

Pictet AM e Finer hanno presentato i dati relativi all'Osservatorio internazionale EduFin 2022.La ricerca è diventata internazionale, con focus su Generazione Y e Z.


Seconda edizione di “Osservatorio internazionale EduFin 2022: la finanza secondo le nuove generazioni”: La survey è stata realizzata, in occasione del mese dedicato all’educazione finanziaria, da Pictet AM e FINER Finance Explorer, Istituto di ricerca specializzato in ambito finanziario fondato e guidato da Nicola Ronchetti.

La ricerca, diventata internazionale e con focus su Generazione Y e Z, è stata organizzata su 5mila soggetti, di cui la metà investitori e l’altra metà focalizzata su studenti e risparmiatori che non investono.

 

I dati raccolti a livello internazionale hanno permesso di confrontare la ricerca con le maggiori economie del continente: il nostro Paese è allineato con Francia e Germania, mentre risulta un passo indietro la Spagna, e la Gran Bretagna presenta dati sopra la media.

Un primo dato positivo? Tra il 2019 e il 2021 si è registrato un 3% di risposte corrette in più sui temi di educazione finanziaria, e al tempo stesso gli interessati a queste tematiche sono aumentati del 56%.

 

“Sebbene l’Italia sia tristemente nota per bassi livelli di alfabetizzazione finanziaria, quest’anno abbiamo notato alcuni aspetti che ci fanno ben sperare e che potrebbero divenire evidenti e consolidati nel lungo periodo – conferma Daniele Cammilli, Head of Marketing di Pictet Asset Management - Si è sempre discusso di quanto sia importante una trasformazione culturale nel nostro paese.

Ci auguriamo che le evidenze di questa ricerca possano stimolare un percorso virtuoso ed una migliore e più efficace offerta di contenuti”.

 

A livello generale, l’interesse per la finanza è correlato al patrimonio disponibile: più questo è grande e maggiore è il coinvolgimento e la sollecitudine alle tematiche finanziarie. Con gli uomini più interessati delle donne e, a livello generazionale, con i boomer più di Gen. X, Y e Z.

Una importante crescita di interesse si è registrata tra i non investitori (tipicamente più esposti alla disinformazione), gli studenti maggiorenni e gli studenti delle scuole medie superiori. Per i primi, il 70% si ritiene molto interessato (molto e abbastanza) alla finanza (+10% in un anno). Per gli studenti universitari, si è registrato un incremento del 21% rispetto al 2021 (oggi al 72%), mentre si definisce molto interessato anche il 53% degli studenti delle scuole medie superiori.

 

E se “educazione finanziaria” si può declinare con “imparare a risparmiare”, per gli Italiani è molto importante la realizzazione dei progetti di vita e la gestione oculata del risparmio.

In particolar modo, per il 34% del totale rispondenti realizzare i progetti di vita è l’obiettivo principale, preponderante per il 41% dei non investitori, così come per la maggioranza delle donne (37%), dei Millennials (37%) e della Gen. Z (39%).

Il 29% degli Italiani (e, dato degno di nota, addirittura un terzo degli studenti delle scuole medie superiori intervistati), desidera imparare a risparmiare; il 25% del campione è inoltre interessato alla gestione del risparmio.

 

Ma a chi spetta il ruolo educativo? In un contesto dove ormai le informazioni sono sovrabbondanti e occorre scremare, la fiducia nelle fonti è essenziale. I dati del campione sottolineano la fiducia degli Italiani verso le istituzioni; rimane predominante la figura del commercialista tra la generazione dei boomer (un terzo degli intervistati lo predilige), mentre i consulenti finanziari conquistano la fiducia di circa un quarto della generazione Millennials.

Meno di un quinto dei rispondenti ripone invece fiducia in banche o assicuratori. Le istituzioni (Bankitalia, Consob e Stato) rimangono gli attori principali da cui gli Italiani si aspetterebbero di ricevere una formazione finanziaria (il 48% del totale campione, in diminuzione rispetto al 52% del 2021).

Cresce il peso specifico dei docenti delle scuole superiori e università, scelti dal 15% del campione come coloro che dovrebbero farsi protagonisti della formazione finanziaria (9% nel 2021).

Degno di nota è il dato sull’auspicabilità di una sinergia tra istituzioni pubbliche e private, che secondo il 41% degli italiani dovrebbero promuovere iniziative sinergiche di educazione finanziaria.

 

“In un’epoca di sovraesposizione mediatica e sovraffollamento dell’informazione, diventa centrale il tema dell’affidabilità delle fonti – conclude Cammilli - La fiducia è quindi un prerequisito fondamentale per l’educazione finanziaria – come lo è sempre stato nella gestione degli investimenti – a maggior ragione oggi che si è moltiplicato il numero di insidie e minacce che possono nascondersi dietro l’informal advice, e contro cui la miglior difesa resta la consapevolezza economica e finanziaria.

Come Industria dobbiamo assumerci la responsabilità di iniziare a guidare un positivo cambiamento soprattutto nei confronti delle generazioni più giovani, motore dell’economia del futuro del Paese, nonché segmento più a rischio in ambito finanziario perché maggiormente esposti all’informazione non convenzionale”.

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