Banca Generali chiude il primo trimestre con un utile netto in deciso calo a 29,4 milioni di euro da 93,1 milioni un anno prima. La flessione si spiega, si legge in una nota, con elementi straordinari e ricavi legati alle operazioni di finanziamento con la Bce che avevano sostenuto il risultato del 2015. I ricavi netti non ricorrenti si confermano stabili a 79,5 milioni (da 80,7 milioni) "al netto di voci come la variazione delle commissioni di performance, la normalizzazione delle attività di trading e il definitivo esaurirsi delle operazioni di rifinanziamento promosse dalla Bce (Tltro)".

Gli impieghi sono saliti del 28% a 6,5 miliardi grazie "all'intensa acquisizione di nuova clientela" e i costi operativi netti sono cresciuti del 4,4% a 43,3 milioni, un aumento che si riduce al 2,2% al netto dello stanziamento di 0,9 milioni per il Single Resolution Fund commisurato all'impegno contributivo di Banca Generali per il 2016. Il totale dell'attivo del gruppo a fine marzo è salito del 13,3% a 6.930 milioni grazie "al forte sviluppo della raccolta da clientela retail" e la patrimonializzazione era pari al 14,1% in termini di Tier1 Capital ratio e al 15,7% per Total capital ratio.

La raccolta netta nei primi 4 mesi dell'anno è salita del 34% a 1.959 milioni, mentre le masse gestite e amministrate a fine marzo sono salite dell'8% annuale a 42,5 miliardi e del 2% da inizio anno. Il direttore generale, Gian Maria Mossa, ha indicato che "la crescita dei fondamentali accelera grazie a un posizionamento d'eccellenza. La straordinaria volatilità delle prime settimane del 2016 ha spinto alla cautela. I segnali della raccolta sono superiori alle nostre previsioni e di questo passo crediamo ci sia spazio per uno sviluppo al di là delle previsioni iniziali. Guardiamo con grande entusiasmo alle prospettive per i prossimi mesi".