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UBI Banca: profitti in crescita del 30%

5/14/2015

Le commissioni nette aumentano del 13,7% nel primo trimestre spinte dall'evoluzione dei mercati e dal collocamento di prodotti risparmio gestito


UBI Banca chiude il primo trimestre con un utile netto di 75,9 milioni di euro in crescita del 30,6% dai 58,1 milioni di euro di un anno prima, grazie al buon andamento dei proventi di gestione, in particolare delle commissioni nette, alla stabilità degli oneri operativi e alla riduzione del costo del credito. I proventi operativi si sono attestati a 866 milioni, con un incremento dell’1,5% rispetto agli 853,4 milioni del primo trimestre del 2014, grazie alla dinamica dei ricavi “core” che ammontano a 771,8 milioni di euro. Il margine d’interesse a 430,6 milioni di euro mostra una contrazione del 5,3% anno su anno, principalmente dovuta al minor contributo della componente finanziaria.

Le commissioni nette, invece, si sono attestate a 341,2 milioni di euro, +13,7% rispetto ai 300,1 milioni dell’analogo periodo del 2014, grazie al buon andamento delle commissioni derivanti dai servizi di investimento, che hanno beneficiato della favorevole evoluzione dei mercati e del collocamento di prodotti di risparmio gestito. La raccolta totale del gruppo nel periodo si attesta a 172,5 miliardi di euro, con un significativo incremento di 3,4 miliardi (+2%) rispetto a dicembre 2014.

Nel dettaglio, la raccolta diretta da clientela ordinaria, pari a 72,7 miliardi a marzo 2015 (74 miliardi lo scorso dicembre), ha principalmente evidenziato una sostanziale tenuta dei conti correnti e un rallentamento del collocamento di obbligazioni sulla clientela ordinaria. La favorevole evoluzione della raccolta indiretta ha registrato dinamiche positive di tutte le sue componenti: il risparmio gestito in senso stretto si è portato a 34,2 miliardi (+11,3% rispetto a fine dicembre), la raccolta assicurativa è salita a 13,3 miliardi (+5,2%) e la raccolta amministrata si è attestata a 33,9 miliardi (+4,2%).

Quanto alle possibili aggregazioni in vista spinte dal governo, UBI, data per candidata a salvare il Mps, farà un'acquisizione soltanto se questa “creerà valore per i soci”: “Da parte nostra c'è una chiara comprensione del fatto che meno del 50% delle fusioni hanno creato valore” ha puntualizzato Massiah agli analisti, mandando un chiaro segnale al governo. Il riferimento è alle cinque grandi aggregazioni che hanno di ridisegnato il settore nel 2006-2007.

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