Credem chiude il 2013 con profitti in calo del 4,4% a 115,9 milioni dai 121,4 milioni registrati nel 2012. A pesare sul risultato, si legge in una nota, ha contribuito anche l’addizionale IRES decisa dal Governo a fine 2013 che ha impattato negativamente per 13,9 milioni di euro. Al netto di tale voce l’utile netto per la banca presieduta da Giorgio Ferrari (nella foto) sarebbe in crescita del 7,1% a 129,8 milioni di euro. Il margine di intermediazione, prosegue il comunicato, è in crescita del 2,5% a 995,3 milioni di euro rispetto a 971,2 milioni di euro a fine 2012. Il risultato operativo aumenta del 3,8% e si attesta a 346,8 milioni di euro rispetto a 334 milioni di euro nello stesso periodo del 2012.

La raccolta diretta da clientela è in crescita del 2,1% a 16.906 milioni di euro rispetto a 16.554 milioni di euro di fine 2012, mentre la raccolta indiretta da clientela è pari a 28.280 milioni di euro, +3,9% rispetto a 27.217 milioni di euro a fine 2012, sostenuta dalla raccolta gestita che si attesta a 17.687 milioni di euro rispetto a 16.215 milioni di euro nello stesso periodo del 2012 (+9,1%). Nello specifico le gestioni patrimoniali sono pari a 3.766 milioni di euro (+0,5%) e i fondi comuni di investimento e Sicav sono pari a 8.365 milioni di euro (+4,7%).

Le sofferenze nette su impieghi si attestano a 1,6% (rispetto a 1,3% nello stesso periodo del 2012) dato significativamente inferiore alla media di sistema, con una percentuale di previsione di perdita sulle sofferenze è del 58,2% (55,4% a fine 2012). I crediti problematici totali netti, invece, sono pari a 788,4 milioni di euro (714,6 milioni di euro a fine 2012). Il core Tier 1 capital ratio si attesta a 9,9% con la sola capitalizzazione degli utili generati dal gruppo senza ricorso ad alcun aumento di capitale negli ultimi cinque anni. Il Total capital ratio è pari a 13,4%.