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2/8/2024 | Daniele Barzaghi
Le banche italiane hanno chiuso quello che, a giudicare dai bilanci, è stato il loro miglior anno di sempre, confermato dal massiccio ritorno all’erogazione di dividendi agli azionisti.
Non è però una condizione condivisa in tutta l’Eurozona.
Sono in particolare le banche francesi (le più grandi a livello comunitario) ad aver dato segni di difficoltà a livello di sistema come rivelato dai bilanci contrastanti di BNP Paribas, Credit Agricole e Societé Generale, i tre colossi transalpini.
E il motivo è chiaro: le banche francesi non hanno beneficiato quanto i concorrenti europei degli alti tassi di interesse degli ultimi anni, perché tendono a pagare interessi più alti ai correntisti, intaccando il proprio reddito da interessi netti, ovvero la differenza tra gli interessi sui prestiti e il costo dei depositi dei clienti.
"L'economia della zona euro è in fase di rallentamento" ha messo le mani avanti Jean-Laurent Bonnafé (in foto), ceo di BNP, commentando il calo dei ricavi, compreso l'investment banking, dell’istituto di credito più grande dell’Unione. Anticipando oltretutto che “da questo punto di vista, il 2024 non sarà molto favorevole per noi”.
Più ottimista la prima banca tedesca, Deutsche Bank, che però pesa circa il 40% di BNP. Secondo l’istituto la ripresa del settore avviata nel 2021 potrebbe non essere finita. E infatti ha alzato i propri obiettivi di crescita dei ricavi, così come in rialzo sono le previsioni delle spagnole Banco Santander e BBVA.
A livello europeo l’indice bancario STOXX Europe 600 ha toccato il mese scorso il proprio massimo dalla metà del 2018, alimentato da una ripresa della redditività, da pagamenti record per gli azionisti e da scarsi accantonamenti per crediti inesigibili.
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