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8/5/2024 | Daniele Barzaghi
Alla vigilia della presentazione dei dati semestrali il Monte dei Paschi di Siena, oggi quinta banca italiana per masse, si presenta solida come non la si ricordava da anni e ormai pienamente ritornata a logiche di dividendi per gli azionisti.
Non per questo appare risolto il tema della sua proprietà e della volontà di uscita da sempre espressa dal suo stakeholder più importante: il Tesoro (tuttora detentore del 26,73% di Mps).
La novità è che l'istituto guidato da Luigi Lovaglio (in foto) potrebbe per la prima volta considerare realistica l'ipotesi stand alone, ovvero di nessuna fusione con altri gruppi esistenti, da mesi proposta dai sindacati dei lavoratori.
Al Ministero delle Finanze potrebbe infatti bastare individuare un soggetto pronto a rappresentare l'azionista forte della banca senza divenirne forzatamente proprietario: una sagoma che ben si adatta al profilo del gruppo assicurativo Unipol, interessato in primis a blindare gli accordi di distribuzione dei propri prodotti assicurativi.
Un po' sul modello di quanto finora fatto con Popolare di Sondrio e Bper. Certo, nel caso della Banca Popolare dell'Emilia Romagna appare sempre più arduo non parlare di azionista di controllo, visto anche il ruolo esplicito di Carlo Cimbri, numero uno dell'assicuratore bolognese, nella recente sostituzione dell'amministratore delegato della quarta banca italiana.
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