Tempo di lettura: 1min
6/17/2024 | Daniele Barzaghi
La perdurante stagione di tassi alti stabilita dalla Bce (che soltanto nell'ultima seduta, alla vigilia delle elezioni europee, ha allentato di un magro -0,25) garantisce valore alle filiali bancarie, alla tradizionale forma di presidio territoriale degli istituti per intercettare i maggiori flussi di raccolta.
Per questo, nonostante un'epicale stagione di contrazione del numero di sportelli in Italia (così come negli altri Paesi), alcuni attori del mercato hanno incrementato la propria presenza fisica. Come certificano i dati del Centro Studi Uilcs Orietta Guerra, pubblicati su la Repubblica.
Si pensi a un gruppo come Credem (in foto il d.g. Angelo Campani) che nel 2023 ha aggiunto 33 filiali arrivando a 479 totali o a Banco Desio che con un notevole +48 in un anno porta la struttura a 280 sportelli. O a soggetti più piccoli e corsari come la Cherry Bank di Giovanni Bossi, rapidamente salita a 25 presidi.
Il dato racconta più che altro una tendenza al riequilibrio con una pluralità di attori interessati a redistribuirsi l'eccedenza di filiali in pancia ai grandi gruppi dopo le ultime tornate, ormai lontane, di fusioni.
La contrazione di insegne del 2023 ha caratterizzato infatti soprattutto le strategie dei colossi nazionali: -288 per Intesa Sanpaolo (a 3.323 sportelli), -36 per UniCredit (a 1.986), -69 per Banco Bpm (a 1.358), -278 per Bper (a 1.635), - 50 nel primo trimestre 2024 per Mps (a 1.362) o -109 per Credit Agricole Italia (a 1.014). Con chiusure più diffuse per i soggetti maggiormente impegnati negli ultimi risiko creditixzi.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie