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1/5/2017 | Redazione Advisor
Il piano "salva-banche" da 20 miliardi di euro per ricapitalizzare gli istituti più deboli ha un limitato impatto immediato sul profilo del rating sovrano dell'Italia, ma i problemi del settore creditizio illustrano le profonde sfide con cui deve confrontarsi il Paese. A dirlo è Moody's che si è detta non sorpresa che le banche italiane abbiano bisogno di un piano di sostegno e che per ora le somme coinvolte sono relativamente piccole rispetto al debito pubblico. La cifra aggiunge infatti circa l'1% del Pil al peso del debito, stimato al 133% a fine 2016, il terzo maggiore del mondo, dopo Giappone e Grecia.
D'altro canto, rileva Moody's, l'intervento statale illustra l'ampiezza dei problemi a livello sovrano ed evidenzia i fattori che sono alla base dell'outlook negativo del rating dell'Italia, sullo sfondo dei progressi lenti ed esitanti nelle riforme economiche e fiscali. Inoltre, anche una piccola aggiunta al debito, prolunga l'esposizione sovrana a shock imprevisti, considerate le prospettive di bassa crescita a medio termine.
Se poi le attuali stime sulle necessità di ripatrimonializzazione delle banche si rivelassero ottimistiche, come è accaduto in altri Paesi europei, le implicazioni a livello sovrano sarebbero più serie. Moody's evidenzia, inoltre, come "resti irrisolto il problema sistemico dell'elevato stock di crediti deteriorati dell'Italia": gli Npl sono pari al 18% dei prestiti totali e anche se la loro formazione è rallentata, la riduzione si prospetta graduale, date le limitate risorse e il limitato appetito del mercato per il finanziamento della ristrutturazione delle banche italiane nel breve termine, rileva l'agenzia.
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