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6/10/2011
Molte grandi firme dell'investimento, nel corso degli ultimi anni, hanno guardato alle compagnie cinesi, puntando grossi capitali nei maggiori nomi del grande mercato emergente asiatico.
Scelta redditizia in un primo momento, ma che da qualche tempo rischia di dare più grattacapi che vantaggi.
Per molte delle società asiatiche quotate sui mercait americani, infatti, sono sorte controversie riguardanti il reale stato dei bilanci e la stessa Sec ha spostato il suo faro sul tema.
In molti casi, specie per le compagnie che hanno avuto accesso al mercato a stelle e strisce attraverso "reverse mergers", la chiarezza delle informazioni finanziarie hanno suscitato perplessità, tanto da spingere la stessa Securites and Exchange Commission a sospendere dalle contrattazioni 12 di questi gruppi.
Tra i casi più palesi, quello della Longtop Financial Technologies, che da maggio è sospesa dalle contrattazioni, quando il Cfo si dimise in seguito all'apertura di un fascicolo d'inchiesta da parte dell'autorità di sorveglianza della borsa a stelle e strisce.
Un duro colpo per molti dei giganti della gestione americana, che detengono quote importanti nella società: su tutte Fidelity che è tra i principali azionisti con il 14,5% del capitale, seguita da Maverick Capital e Tiger Global Management, che ne detengono rispettivamente il 9,8 e il 4,6%.
Un portavoce di Fidelity ha rassicurato gli investitori, affermando "conduciamo rigorose analisi circa i potenziali investimenti per i nostri fondi e abbiamo decenni di esperienza e di successo negli investimenti nella regione asiatica".
Estremamente critico, invece, Gordon Chang, autore del libro "the coming collapse of China", che ha fatto notare come il corso azionario delle compagnie cinesi quotate negli Usa ricordi il classico caso di bolla speculativa, e ha ribadito "Chiunque conosca le basi dell'operatività delle compagnie cinesi sa che ci sono dei grossi problemi, se decidi di investirci fai meglio a condurre prima rigorose analisi".
Al momento è ancora difficile, data la natura dei portafogli delle grandi società dare una stima delle perdite legate alle vicende recenti, ma certamente oggi, per molti osservatori, il ruggito del dragone cinese ha perso parte del suo fascino.
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