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Il risparmio gestito non conquista la middle class

7/21/2015

Cresce la voglia di risparmio gestito. Ma non tra gli italiani appartenenti alla classe media. Se infatti negli ultimi due anni la percentuale di investitori è cresciuta dal 9% al 12%, quando si riduce il campione....


Cresce la voglia di risparmio gestito. Ma non tra gli italiani appartenenti alla classe media. Se infatti negli ultimi due anni la percentuale di investitori è cresciuta dal 9% al 12%, quando si osservano le scelte della middle class italiana spicca, invece, una riduzione di investimenti in strumenti del risparmio gestito dal 17% al 9%. Il tutto sempre a favore di liquidità e obbligazioni.

 

È questo il quadro che emerge da “L’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2015” presentata dal Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo, e basata su interviste effettuate da Doxa fra gennaio e febbraio 2015 a 1.076 famiglie detentrici di conto corrente bancario e/o postale.

 

L'indagine mostra complessivamente un aumento dei risparmiatori che, tra il 2012 e il 2015, sono cresciuti del 5% passando dal 38,6% al 43,7%, grazie soprattutto alla riduzione dell'incertezza che congelava prima del 2015 le decisioni delle famiglie. In particolare il 62% dei soggetti intervistati dall'indagine condotta dal Centro Einaudi e da Intesa Sanpaolo, ritiene il risparmio indispensabile o comunque molto utile. Ma quando si parla di risparmio gestito la quota di investitori si ferma al 12%: la maggior parte ha investito in fondi comuni e sicav (7,2%); il 5,9% ha puntato sulle gestioni patrimoniali; il 2,3% in ETF; e il 2% in unit linked.

 

La situazione cambia se si osserva l'atteggiamento della classe media (definita come l'insieme dei percettori di un reddito compreso tra il 75% e il 125% del reddito mediano per classe di appartenenza), che costituiscono nel 2015 il 38,5% del totale, un dato in caduta rispetto al 57,1% del 2007. In particolare, in base ai risultati dell'indagine è possibile stimare che dal ceto medio provenga un flusso di risparmio annuale di 25 miliardi, cui si debbono aggiungere i flussi derivanti dal reinvestimento delle cedole, dei dividendi e dei capital gain realizzati.

 

Nell'allocazione di questi 25 miliardi, il rendimento di breve periodo e la crescita del capitale vengono per il ceto medio dopo la sicurezza e la liquidità e, insieme, assommano a solo il 28% dei desiderata degli investitori. Risultato: dal 2007 al 2015 la middle class ha ridotto gli investimenti diretti in Borsa (passati dal 23% a 5%), e negli strumenti del risparmio gestito, passati dal 17% al 9%. Il tutto a favore di liquidità, obbligazioni e dell'immancabile mattone, scelto nel 2014, dall'8% degli intervistati.

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