Di seguito pubblichiamo un intervento di Stefano Modena, vicepresidente di GC Governance Consulting.

Se dopo 25 anni arriva un provvedimento non ci si dovrebbe stupire, però viene spontaneo chiedersi “perché proprio ora?”. È evidente che si tratta di un sasso gettato nello stagno per muovere un settore in cui il governo deve intervenire per favorire l’uscita dalla crisi di grandi banche, tra cui MPS e Carige, ma non solo. D’altra parte il provvedimento tocca solo i grandi istituti di credito popolari, lasciando il voto capitario alle altre, quindi, di fatto si forza la trasformazione in S.p.A. di banche che hanno perso la loro connotazione originale.

Si tratta infatti di aziende di credito che hanno ampliato la loro presenza territoriale ben oltre il territorio originale, spesso con presenze anche all’estero, insomma, delle vere banche internazionali impegnate anche in complesse operazioni di credito. Il voto capitario non è stato un ostacolo alla crescita, e se non sembra averle favorite, per l’opposizione al provvedimento non sembra giustificata. Nel 1800, quando è stato pensato lo strumento della banca popolare, il mondo era molto diverso da quello attuale, e cambierà sempre più rapidamente nel futuro.

Il provvedimento del governo è solo un primo passo verso l’evoluzione della governance, bisognerà vedere come sarà accolto dai soggetti interessati, come verrà modificato nel corso della conversione in legge, ma soprattutto quali saranno gli interventi della Banca d’Italia. Per le banche popolari è arrivato il momento di decidere cosa dovranno essere nel futuro, una scelta che implica una visione che, senza rinnegare le proprie origini, potrà portarle ad avere un ruolo chiave nella ripresa economica italiana ed un peso a livello europeo. Dotarsi di una governance adeguata è il primo passo per dare ulteriore slancio alla loro crescita.