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1/21/2015
"10 banche popolari diventeranno società per azioni nei prossimi 18 mesi". Parola del presidente del Consiglio, Matteo Renzi (nella foto), che ha stralciato dal disegno di legge sulla concorrenza la parte riguardante le popolari e l'ha inserita nel decreto per gli investimenti (Investment compact), che il cdm ha approvato.
Una riforma che non toccherà tutte le popolari ma solo su quelle "con un patrimonio superiore agli 8 miliardi. Sono 10 in Italia che in 18 mesi dovranno superare il voto capitario e diventare società per azioni. È un momento storico", prosegue il premier.
Renzi ha sottolineato che non c’è "nessun intervento sulle banche di credito cooperativo, non si tratta di danneggiare la storia di piccoli istituti ma di far sì che le banche sul territorio siano all’altezza delle sfide europee e mondiali". Il presidente del consiglio ha sottolineato, poi, che "il nostro sistema bancario è solido, sano e serio. Ma ha bisogno di avere elementi di innovazione".
Tuonano, invece, i sindacati. La riforma mette "a rischio posti di lavoro per l’inevitabile avvio di aggregazioni, la possibile perdita fra 18 mesi dell’italianità delle banche a un forte rischio di fronte ai capitali stranieri". Lo afferma il segretario generale della Fabi, il sindacato maggiormente rappresentativo dei bancari, Lando Sileoni. "Abi e Federcasse - aggiunge - dimostrino intelligenza politica rivedendo loro posizioni di incomprensibile chiusura sui contratti di lavoro dei bancari".
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