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Portogallo, le scadenze dell'intervento Ue

4/5/2011 | Federico Leardini

Entro giugno saranno decisi ammontare e tempistiche dell'intervento di supporto al Portogallo; nel frattempo gli analisti si dicono sfiduciati circa le capacità di Lisbona di emergere da sola dal suo deficit


Un paese sempre più vicino al fallimento: stando alle percentuali dei Cds e ai rendimenti dei bond, questa è la fotografia attuale  del Portogallo.

Numeri che possono in molti casi ingannare o fotografare parte della situazione (d'altro canto l'Ue e il Fmi sono intervenuti di recente per sostenere economie che sembravano versare in acque ben peggiori di quelle lusitante) ma che danno comunque un immagine di profondo deterioramento del clima di fiducia attorno alle capacità di Lisbona di emergere con le sue forze dal baratro del deficit creato nel recente passato.

Numeri che parlano di un interesse del 10% per il bond quinquennale e di una probabilità di default che è salita di 10% nelle ultimissime settimane, andando a toccare il 40%.

Nel mondo degli analisti si da ormai per scontato un intervento di salvataggio gestito dalle istituzioni internazionali. Meno scontata, e molto più temuta, la prospettiva di una risrutturazione del debito, con gli effetti a catena che rischierebbe di comportare.

Le risposte a questi interrogativi si avranno nel corso dei prossimi mesi, con l'inizio di giugno a marcare i giorni più caldi per Lisbona: ad inizio mese, infatti, si avranno le nuove elezioni politiche, la scadenza di un prestito da 7 miliardi di Euro e il probabile colloquio con Fmi e Ue per dibattere di un intervento di sostegno.

Sempre che la situazione non tracolli prima.

Nel frattempo, venerdì, si terrà un meeting dei ministri delle finanze dell'Ue, in cui saranno discusse le situazioni dei Paesi periferici dell'Eurozona e si cercherà soprattutto di tracciare un sentiero per rendere gestibile senza rischi l'ingresso degli investitori privati nei fondi salvastati, previsto dal 2013.

Se emergessero novità interessanti si potrebbe delineare un nuovo salvagente internazionale per le economie derelitte dei margini europei, salvagente da cui queste ultime sembrano davvero ormai non riuscire più a prescindere.

 

 

 

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