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2/28/2013 | Ippolito Catania
Royal Bank of Scotland (istituto britannico partecipato dallo stato con una quota superiore all'80%) ha chiuso il 2012 con una perdita netta di 5,97 miliardi di sterline, triplicata rispetto al rosso da 2 miliardi di sterline fatto segnare nel 2011. Il risultato, peggiore delle attese del mercato (gli analisti di Bloomberg si aspettavano un rosso da 5,1 miliardi sterline), risente di un ulteriore accantonamento da 1,1 miliardi di sterline per compensare i clienti vittime di vendite forzate di assicurazioni e swap. In particolare, nel solo quarto trimestre la banca, coinvolta nello scandalo Libor, ha messo da parte 450 milioni legati alla vendita non a norma di prodotti assicurativi, e altri 650 milioni per ripagare i clienti ai quali sono stati piazzati contratti derivati in maniera poco trasparente.
Anche il giro d'affari è risultato in calo, da 27,7 miliardi di sterline a 25,8, mentre l'utile operativo è salito a 3,46 miliardi di sterline da 1,8. A preoccupare è anche la solidità patrimoniale: il core Tier 1 di Rbs è salito a dicembre a 10,3% ma con il conteggio più restrittivo delle nuove norme di Basilea sarebbe al 7,7%, meno del minimo richiesto dell'8,5%. Scorrendo il bilancio, i prestiti verso l'Italia sono calati di 1,1 miliardi di sterline nel corso del 2012 a quota 1,9 miliardi, riducendosi in particolare nei confronti delle industrie. L'esposizione complessiva nei confronti del nostro paese - incluso 1 miliardo in titoli di Stato - supera gli 8 miliardi, in lieve riduzione rispetto ai 9,8 miliardi di fine 2011. La banca britannica ha annunciato la vendita di una quota nella controllata statunitense Citizens e la riduzione delle attività di banca di investimento per incrementare il patrimonio.
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