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10/11/2012 | Roberto Abate
Goldman Sachs lo scorso marzo era finita nel mirino del New York Times, che aveva pubblicato una lunga lettera di un ex dirigente, Greg Smith, che dopo 12 anni di lavoro aveva rassegnato le dimissioni per mancanza di etica e pessima considerazione dei clienti, che venivano chiamati nelle mail tra i dirigenti, "muppets", ossia pupazzi. Smith ha persino scritto un libro sulla sua vicenda, Why I left Goldman Sachs, in vendita dal 22 ottobre. Ma la banca d'affari non ci sta.
E nei mesi scorsi ha avviato un'indagine interna scoprendo che su 4.000 mail in cui compariva il termine "muppet", pupazzo, si riferivano all'omonimo film dello scorso anno e non, come riportava Smith, ai clienti della banca. Solo in una mail spedita a Smith, riporta oggi il Financial Times, ci si riferisce ai clienti con questo termine. Il quotidiano, inoltre, riferisce che Smith avrebbe chiesto un bonus di uscita da 1 milione di dollari.
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