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9/10/2012 | filippo.brunamonti
Le grandi banche americane stanno "ripensando" e "riscrivendo" il salario dei dirigenti. Lo scrive il Wall Street Journal, secondo cui i dirigenti di J.P. Morgan Chase e Citigroup studiano da tempo nuovi approcci alla "remunerazione" dei propri capi, in modo tale da rispondere ai recenti errori del management, confermano fonti vicine alle istituzioni.
A maggio, si scoprì il “buco” creato dalla speculazione sui derivati nel bilancio di J.P. Morgan Chase, la più grande banca americana, e si parlò di 2 miliardi di dollari di perdite. I miliardi sono ben presto diventi 3. Poi il Ceo Jamie Dimon si è reso conto che la perdita poteva anche essere doppia. Ed ecco l’ultima “stima”: 9 miliardi.
Gli errori a cui si è fatto riferimento sopra, sono proprio questi. Buchi nei conti e nelle regole. E' dunque necessario e inevitabile tagliare lo stipendio di Dimon: nel suo caso, più del 93% dei suoi 23 milioni di dollari di entrate annuali proviene da stock o cash bonus.
Anche Citigroup, la terza banca più importante d'America, da aprile ha ricevuto una serie di strigliate dagli azionisti, e da quel momento ha assunto un nuovo consulente dei salari, Daniel Ryterband, presidente di Frederic W. Cook & Co. Già, perché per la prima volta gli investitori di una grande banca hanno fatto fronte comune contro la "compensazione" dei dirigenti.
E così molti altri istituti finanziari hanno preso provvedimenti, d'altronde c'è da superare una crisi economica piuttosto dura, con la crescita a ritmo di lumaca. Le entrate 2012, per diverse banche, sono state più basse del previsto, e per il prossimo anno si percepisce una stretta su bonus, salari e benefit. Naturalmente, tutto questo dovrà avvenire in modo placido, senza dar troppi scossoni agli investitori, che hanno ormai perduto la passione per il rischio.
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