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8/3/2012 | Roberto Abate
Royal Bank of Scotland (RBS), banca britannica controllata dallo Stato per l'82%, ha registrato nel secondo trimestre del 2012 perdite nette in deciso calo a 466 milioni di sterline rispetto al rosso di 897 milioni di un anno prima. Sui risultati, spiga la banca in una nota, hanno pesato accantonamenti legati al "bug" informatico di giugno, che ha impedito per quasi una settimana ai suoi clienti di prelevare denaro e ha danneggiato i circuiti dei pagamenti automatici di fatture e salari.
La banca ha annunciato un utile operativo nel primo semestre di 1,83 miliardi di sterline, in calo dai 1,97 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno e ha confermato ulteriori accantonamenti per 135 miliardi, che serviranno a compensari i clienti a cui erano state vendute inappropriatamente assicurazioni sui prestiti.
Sul fronte dello scandalo Libor, per cui RBS è sotto indagine da parte delle autortià di controllo in Gran Bretagna, Usa, Canada, Giappone ed Europa, assieme ad altri primari istituti britannici ed europei, la banca ha confermato di aver licenziato un certo numero di impiegati per inadempienze in seguito ad indagini interne. RBS ha spiegato di non sapere quali saranno gli effetti di queste indagin sia sul fronte delle sanzioni sia sulla tempistica.
Secondo un'indiscrezione del Financial Times dei giorni scorsi, Londra starebbe valutando l’opportunità di nazionalizzarla definitivamente, per costringerla a erogare maggiori crediti alle aziende, spendendo circa 5 miliardi di sterline per rilevare il 18% delle azioni ancora in mano a privati.
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