Intesa Sanpaolo ha chiuso i primi sei mesi dell'anno con un utile netto a 1,4 miliardi in calo del 17% rispetto all'anno scorso (1,69 miliardi nel 2010). L'utile netto normalizzato (senza cioè considerare le partite non ricorrenti tra cui i 272 milioni di plusvalenza sulla cessione della quota di Prada e i 154 milioni su Findomestic, e i 132 milioni di oneri legati a Telco) è stato, invece, di 1,29 miliardi di euro, in crescita del 6,7% rispetto al 2010 (chiuso a quota 1,21 miliardi).

 

 

"Il Gruppo anche nel primo semestre del 2011 ha continuato a perseguire l’obiettivo prioritario della redditività sostenibile fondata sulle scelte strategiche riguardanti non solo i ricavi e i costi ma anche la liquidità, la solidità e il contenuto profilo di rischio" si legge in una nota. Il tutto si è tradotto in un Core Tier 1 ratio al 10,2% e in attività liquide per circa 80 miliardi di euro a fine giugno 2011.

 

Tra gli altri dati si segnale il risultato della gestione operativa, pari a 4,18 miliari alla fine del semestre e in crescita del 12,6% rispetto ai 3,73 miliardi dello stesso periodo del 2010. Gli oneri operativi sono invece pari a 4,49 miliardi (-0,2% rispetto ai 4,5 miliardi del 2010).

 

Intesa Sanpaolo ritiene di chiudere il 2011 con un miglioramento della "redditività dell'operatività ordinaria". "Si ritiene che il Gruppo Intesa Sanpaolo nel 2011 - si legge nella nota emessa al termine del consiglio di gestione sui risultati semestrali - possa registrare, rispetto al 2010, una ripresa dei ricavi, un contenimento degli oneri operativi e una riduzione del costo del cattivo credito, con un conseguente miglioramento della redditività dell'operatività ordinaria, in linea con il Piano d'Impresa 2011-2013/2015".