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9/11/2020 | Lorenza Roma
Stiamo assistendo allo scoppio di una bolla dei titoli tech? Secondo multi-asset team di M&G Investments, dopo i guadagni emozionanti di quest'anno, il settore tecnologico statunitense ha registrato un calo di circa il 10% in soli quattro giorni. L'indice FANG+ della Borsa di New York è salito addirittura dell'85% nel 2020.
"La sovraperformance del mercato statunitense e del suo settore tecnologico non è né nuova, né completamente avulsa dalle realtà di un mondo in crisi. E dovremmo stare molto attenti alla tentazione di pensare che il mercato, o anche solo alcune sue parti, sia insensato", spiegano gli esperti. "Come investitori comportamentali, guardare al prezzo e alle valutazioni è fondamentale per cercare di individuare le opportunità, ma lo è anche capire cosa spinge questi movimenti. Comprendendo ciò che sta succedendo a livello di fondamentali possiamo iniziare a considerare quanto sia veramente irrazionale il comportamento del mercato", aggiungono gli esperti.
La sovraperformance del mercato azionario statunitense rispetto al resto del mondo, e dei titoli tecnologici al suo interno, è da anni un grattacapo per i fund manager attivi. "Anche se ciò può essere irritante per gli "investitori value" e per coloro che si trovano ad affrontare il compito di superare gli indici passivi, non si può dire che il dominio a lungo termine degli Stati Uniti e dei titoli tech sia completamente slegato dalla realtà. Questo è vero tanto quest'anno quanto lo è nel lungo termine. L'ampia divergenza dei rendimenti tra i diversi settori registrata finora quest'anno è relativamente insolita, ma non ingiustificata", puntualizzano gli analisti. "Niente di quanto detto sopra impedisce ai titoli tech statunitensi di rappresentare una bolla. Quando l'euforia prende piede sui mercati, di solito è perché è successo qualcosa nel mondo reale che poi viene estrapolato, solo allora il "prezzo diventa protagonista" e gli investitori cominciano a inseguire i rendimenti. Sono indicativi anche i segnali del fatto che, in assenza di prospettive di guadagno, gli investitori sembrino guardare ad altri motivi per giustificare una preferenza per questi titoli. Una delle ragioni più comuni è che, poiché le aziende tecnologiche spesso rappresentano un patrimonio "a lunga duration" (il loro profilo di rendimento riguarda più i profitti nel futuro che i dividendi di oggi), esse sono salite perché i tassi sono in calo e gli stimoli aumentano", aggiungono gli esperti.
"I recentissimi guadagni dei titoli tech hanno mostrato segnali di influenze comportamentali in azione, ma dobbiamo stare attenti a non confondere questo comportamento a brevissimo termine con tendenze più generali. Anche se abbiamo assistito a forti guadagni e a una significativa rivalutazione, gran parte di ciò sembra riflettere il contesto dei fondamentali. Inoltre, se guardiamo alla situazione attuale del dibattito sul mercato è ancora relativamente facile trovare esempi di scetticismo: molti paragonano ancora la situazione corrente alla bolla tech della fine degli anni Novanta, nonostante le condizioni molto diverse per quanto riguarda la redditività di fondo e i tassi d'interesse prevalenti", precisano gli analisti. "Tali voci sono molto difficili da trovare durante una bolla vera e propria. Sembrerebbe quindi che gran parte del comportamento dei prezzi che si possa definire "bolla" si sia verificato solo negli ultimi due mesi, e si sia già sgonfiato in modo abbastanza significativo. Come abbiamo accennato in passato, ci si può aspettare un'elevata volatilità in asset più difficili da valutare e questo è certamente il caso di importanti porzioni dell'universo tech, in particolare oggi. Saper affrontare una simile volatilità può essere una fruttuosa fonte di ritorni, ma dobbiamo assicurarci di esaminare le nostre stesse convinzioni: il bias a vedere delle “bolle” e il rimanerci intrappolati sono due alternative ugualmente possibili", conclude il team di M&G Investments.
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