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MIFID II, la strada per la trasparenza è ancora lunga

11/5/2019 | Daniele Riosa

Solo il 28% dei documenti inviati ai clienti riporta informazioni focalizzate esclusivamente sui costi. Lo rivela una ricerca commissionata da Moneyfarm al Politecnico di Milano


La Mifid 2 è in vigore da 10 mesi ma solo 5 intermediari su 18 hanno rispettato integralmente tutti i requisiti minimi imposti dalla normativa. E’ quanto è emerso della ricerca commissionata da Moneyfarm, società di gestione del risparmio con approccio digitale, alla School of Management del Politecnico di Milano, che ha esaminato la qualità delle informative ex post a consuntivo dell’anno 2018, inviate dai principali intermediari finanziari a milioni di investitori retail italiani.

Per il lavoro è stato selezionato un campione di 18 fra i maggiori intermediari finanziari presenti sul territorio nazionale e focalizzati su una clientela retail (mass market e mass affluent). L’analisi ha comportato la raccolta dell’informativa ex post per il 2018 inviata da ciascuno degli intermediari selezionati e ha visto la collaborazione di clienti che hanno reso disponibile la documentazione in forma anonima.

Entrando nel dettaglio, sono emerse alcune interessanti evidenze. Tra cui:  la maggior parte degli intermediari non è riuscita a recepire in toto le indicazioni di ESMA e delle associazioni di categoria, molti documenti risultano ancora poco chiari e leggibili. Nessun intermediario si è distinto per tempestività nell’invio dell’informativa ai propri clienti, nonostante la raccomandazione di ESMA fosse quella di provvedere 'il prima possibile'.

Solo il 28% dei documenti riporta informazioni focalizzate esclusivamente sui costi, come prescritto dalla normativa; nel 72% dei casi le informazioni sono diluite in rendiconti più lunghi (in media di circa 15 pagine)
. Solo il 44% dei rendiconti contiene la parola “costi” o “oneri” nell’intestazione; il 56% di questi non è stato quindi chiamato con il proprio nome
o ll 94% degli intermediari utilizza termini di non immediata comprensione (come “inducements” o “incentivi”) per comunicare i ìpagamenti ricevuti da terze parti'.

Giancarlo Giudici, professore associato della School of Management del Politecnico di Milano e referente scientifico della Ricerca, ha così commentato i risultati: “Anche da questa seconda parte della nostra ricerca emerge che, per quanto riguarda l’Italia, l’industria del risparmio, in questo suo primo test imposto dal Legislatore, non è sempre riuscita a cogliere a pieno le potenzialità derivanti dalla MiFID II a beneficio di tutti. Scopo principale della Direttiva è quello di definire uno standard virtuoso nella comunicazione dei costi per aiutare l’investitore a prendere decisioni di investimento consapevoli; i risultati mostrano che alcuni intermediari sono riusciti meglio di altri nell'obiettivo. Sarà interessante osservare se nei prossimi anni il mercato farà tesoro di queste informazioni. Speriamo nel nostro piccolo di avere contribuito a fornire un utile strumento di auto-valutazione per gli operatori e di verifica della trasparenza delle informazioni ricevute per i risparmiatori”.

Paolo Galvani, presidente e co-fondatore di Moneyfarm, ha aggiunto: “Siamo lieti di aver portato a termine, con l’analisi delle informative ex post, anche la seconda parte di questo importante lavoro con un partner del tutto indipendente del calibro della School of Management del Politecnico di Milano. Ci auguriamo che nei prossimi anni le novità introdotte dalla Direttiva MiFID II possano impattare realmente su tutto il sistema, così da realizzare quella auspicata “rivoluzione copernicana” in ottica di maggiore trasparenza generale, riconoscibilità del valore di indipendenza associato alla consulenza finanziaria e consapevolezza del risparmiatore sugli effettivi costi dei propri investimenti. La trasparenza fa parte del nostro modo di operare da sempre, ed è per questo che abbiamo deciso di supportare questo importante lavoro del Politecnico che ci auguriamo possa diventare un utile strumento per stimolare comportamenti sempre più virtuosi, che dovrebbero essere un benchmark per tutta l’industria”.

Massimo Scolari, presidente ASCOFIND - Associazione per la Consulenza Finanziaria Indipendente, che ha redatto la prefazione della ricerca, ha concluso: “Questo importante lavoro contiene spunti molto interessanti. È bene sottolineare che gli intermediari che scelgono modalità di comunicazione più opache, anziché subire penalizzazioni, in assenza di 5 un intervento correttivo da parte delle Autorità, potrebbero addirittura ottenere vantaggi competitivi nei confronti degli operatori più trasparenti. Il livello di qualità delle comunicazioni potrebbe quindi essere attirato verso il basso, mettendo a repentaglio di obiettivi ultimi perseguiti dalla Direttiva. Inoltre, la diluizione dei dati all’interno di corposi documenti, a volte con contenuto pubblicitario, non solo non è conforme alla normativa, ma è anche contrario al rispetto del principio di agire nell’interesse dei clienti, un dovere che accomuna tutte le imprese di investimento. Ci auspichiamo quindi che già dal prossimo anno gli intermediari riescano a comunicare in tempi più ravvicinati e che soprattutto si avvii un’iniziativa volta ad una maggiore standardizzazione dei contenuti e delle modalità di comunicazione”.

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