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11/23/2017 | Davide Mosca
Una prospettiva di crescita economica diffusa su scala globale estremamente solida, con il PIL mondiale atteso in rialzo nel prossimo anno in maniera solo lievemente minore rispetto a quello in corso, in cui si appresta ad attestarsi al +3,6%. Questa la previsione di Union Bancaire Privée che ha presentato a Milano l'outlook 2018, con Luca Gabriele Trabattoni, country head Italy and mediterrean countries che ha introdotto le view di Norman Villamin, cio private banking, Christel Rendu de Lint, head of fixed income e Koon Chow, emerging market macro and FX strategist.
Se il quadro macro lascia prevedere "cielo blu" per l'intero 2018, con la sola variabile delle decisioni in materia di politica monetaria da parte delle banche centrali ad alzare un rischio recessione tendenzialmente molto basso, i maggiori pericoli per i mercati, ha spiegato Villamin, arrivano da fattori non economici, politica e geopolitica in primis, che potrebbero influire, in modo anche sistemico, sulle performance delle differenti asset class. Entrando nel dettaglio, la previsione degli analisti della società svizzera per l'azionario è di una prosecuzione del rally registrato nel 2017 nonostante la crescita delle valutazioni. Previsto inoltre un ritorno della volatilità con l'aumento della possibilità di correzioni, anche significative. Sul reddito fisso d'obbligo un certo grado di cautela in attesa delle mosse restrittive di Fed e BCE anche se la parola d'ordine di entrambe sarà, secondo UBP, che ha iniziato a ridurre l'esposizione creditizia nei portafogli, "gradualità" per l'intero 2018. Per quanto riguarda le materie prime, si segnala un'opportunità di lungo periodo sui metalli industriali, mentre nel complesso i prezzi delle commodity rimangono vicini ai minimi toccati a cavallo dell'anno 2000.
L'outlook per area geografica, vede gli Stati Uniti alle prese con una fase avanzata del ciclo economico ma, contemporaneamente, sottolinea Villamin, con la pressoché totale assenza di indicatori recessivi. Una posizione rafforzata dall'analisi di Christel Rendu de Lint, head of fixed income di UBP, che fa notare come gli spread siano ben lontani dai minimi raggiunti nelle più lunghe fasi di espansione precedenti, siano, inoltre, principalmente determinati dal ciclo macroeconomico. Ancora minore la preoccuopazione espressa da UBP sull'Eurozona in ripresa e ancora sostenuta da una BCE il cui atteggiamento accomodante non è previsto in drastico mutamento almeno per il primo semestre 2018. Caso particolare è rappresentato dal Giappone che, ha affermato il cio private banking di UBP relativamente al segmento azionario, "resta come per il 2017, il nostro mercato preferito" alla luce della combinazione di valutazioni ai minimi storici e revisioni della creascita al rialzo. Bene anche gli emergenti trainati da aumento delle esportazioni, afflussi di capitale e miglioramento della fiducia delle imprese. Anche la Cina, ha affermato Koon Chow, emerging market macro and FX strategist, rimane in range rassicuranti di crescita al netto delle incertezze derivanti dalle riforme messe in moto dal Congresso del Partito comunista in ottobre.
Un quadro positivo che potrebbe essere messo in discussione da turbolenze politiche e geopolitiche viste da UBP come la principale fonte di potenziali criticità per il 2018, tanto da creare un nuovo framework di gestione del rischio in grado di includere fattori non economici, alcuni dei quali, come le tensioni tra Arabia Saudita e Iran, estremamente rilevanti ma poco noti agli investitori.
Stabilità o instabilità della leadership di Donald Trump, tenuta o frammentazione dell'Eurozona, soluzione diplomatica o conflittaule delle tensioni con la Nord Corea sono gli aspetti da monitorare per prepararsi ai possibili picchi di incertezza del 2018, per cui è necessario attivare soluzioni di copertura individuate da UBP nell'esposizione all'oro e soprattutto nell'acquisto di volatilità.
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